giovedì 26 maggio 2016

Il bivio della ricerca

Scienza e coscienza


Esiste una questione di cui ancora si discute e che non sembra aver messo d’accordo tutti: essa chiama in causa il rapporto tra scienza, tecnologia e morale. A tale problema si sono approcciati innumerevoli scienziati, ma anche filosofi, scrittori, giornalisti e pensatori di ogni tempo. In classe abbiamo dibattuto sulla questione leggendo anche dei documenti tratti da libri, giornali e pubblicazioni, che possano essere d’ausilio nel comprendere l’entità del problema e come approcciarvi.
Il primo documento, tratto da “Il principio di responsabilità.
Un’etica per la civiltà tecnologica” e scritto da Hans Jonas, riporta questo pensiero: “Agisci in modo che le conseguenze della tua azione siano compatibili con la permanenza di un’autentica vita umana sulla terra”. Jonas, filosofo, sostiene in tal modo la tesi secondo cui lo scienziato debba agire responsabilmente in modo da far vivere un’autentica vita umana sulla terra. Per far ciò è indispensabile rispettare la natura e l’uomo. Ribadisce questo pure Leonardo Sciascia che, nell’opera “La scomparsa di Maiorana”, parla di come una scoperta scientifica possa pesantemente condizionare il corso della storia. Egli racconta di quando Enrico Fermi e i suoi collaboratori -tra cui l’illustre Ettore Majorana- scoprirono la fissione (allora detta scissione) del nucleo di uranio nel 1934. Ida Noddack fu la chimica che per prima elaborò l’idea della fissione nucleare; quattro anni dopo -alla fine del 1938-, l’equipe di Fermi prese in seria considerazione la scoperta. Si accorsero tutti delle potenzialità positive, ma anche negative: la seconda guerra mondiale era alle porte. È questa la causa più accreditata e che spiegherebbe il perché della scomparsa di Ettore Majorana e della apparente “cecità” di molte menti del settore, che evidentemente non volevano portare alla luce una scoperta che sarebbe stata utile alla costruzione della bomba atomica, che sarebbe poi caduta nelle mani di persone del calibro di Hitler e Mussolini. Il corso degli eventi storici sarebbe cambiato sicuramente, e non in meglio. Citiamo anche il giornalista Pietro Greco che, in un particolare passaggio del suo libro “Sua maestà la tecnologia. Chi ha paura della scienza?”, sostiene che la scienza e il progresso possono aiutarci a costruire un futuro desiderabile. Anzi, le conoscenze scientifiche sono mattoni indispensabili per erigere questo edificio. Egli sostiene anche che la scienza è troppe volte al servizio del denaro e chi non è abbiente non può usufruirne. Il mercato non è in grado di distribuire gli utili della conoscenza all’80 % della popolazione mondiale. Per costruire l’edificio dello sviluppo quindi bisogna mettere da parte il denaro e pensare al progresso umano. Sempre sui limiti della scienza è importante fare riferimento anche all’intervista di Margherita Hack tenutasi all’Università di Roma Tre. In essa l’astrofisica afferma che la ricerca deve essere libera, non guidata da nessuno. Se ci si pensa bene, il progresso tecnico-scientifico è stato guidato dal singolo e non dal collettivo. Continua inoltre dicendo che la scienza deve accrescere la proporzione del bene, deve portare solamente progresso e vantaggi, deve perseguire il bene dell’uomo. Sicuramente la scienza va per tentativi e non è dunque possibile a priori conoscere la portata negativa della scoperta; in tal caso è compito dello scienziato desistere dal continuare. In conclusione, è giusto affermare che la scienza non è al servizio del bene né del male, non deve essere condizionata in alcun modo, con nessun mezzo, deve essere al servizio di tutti, per la costruzione di un futuro migliore, e non è concepibile che molte scoperte non vengano fatte solo perché a priori dannose o sconvenienti. Non c’è niente di assolutamente positivo o negativo, tutto dipende dall’uso che se ne fa delle scoperte. Insomma, si dovrebbe si dovrebbe ritornare alle origini, quando i primi scienziati erano motivati solo dal piacere della scoperta, dalla curiosità che infiammava le loro menti, dal piacere di arricchire la loro cultura, di ampliare la loro conoscenza, mediante la logica e il ragionamento. La morale interviene dopo la ricerca scientifica non deve bloccarla a priori.
Mattia Scivoletto IIIS2