Esiste una questione di cui ancora si
discute e che non sembra aver messo d’accordo tutti: essa chiama in
causa il rapporto tra scienza, tecnologia e morale. A tale problema
si sono approcciati innumerevoli scienziati, ma anche filosofi,
scrittori, giornalisti e pensatori di ogni tempo. In classe abbiamo
dibattuto sulla questione leggendo anche dei documenti tratti da
libri, giornali e pubblicazioni, che possano essere d’ausilio nel
comprendere l’entità del problema e come approcciarvi.
Il primo documento, tratto da “Il principio di responsabilità.
Il primo documento, tratto da “Il principio di responsabilità.
Un’etica
per la civiltà tecnologica” e scritto da Hans Jonas, riporta
questo pensiero: “Agisci in modo che le conseguenze della tua
azione siano compatibili con la permanenza di un’autentica vita
umana sulla terra”. Jonas, filosofo, sostiene in tal modo la tesi
secondo cui lo scienziato debba agire responsabilmente in modo da far
vivere un’autentica vita umana sulla terra. Per far ciò è
indispensabile rispettare la natura e l’uomo. Ribadisce questo
pure Leonardo Sciascia che, nell’opera “La scomparsa di
Maiorana”, parla di come una scoperta scientifica possa
pesantemente condizionare il corso della storia. Egli racconta di
quando Enrico Fermi e i suoi collaboratori -tra cui l’illustre
Ettore Majorana- scoprirono la fissione (allora detta scissione) del
nucleo di uranio nel 1934. Ida Noddack fu la chimica che per prima
elaborò l’idea della fissione nucleare; quattro anni dopo -alla
fine del 1938-, l’equipe di Fermi prese in seria considerazione la
scoperta. Si accorsero tutti delle potenzialità positive, ma anche
negative: la seconda guerra mondiale era alle porte. È questa la
causa più accreditata e che spiegherebbe il perché della scomparsa
di Ettore Majorana e della apparente “cecità” di molte menti del
settore, che evidentemente non volevano portare alla luce una
scoperta che sarebbe stata utile alla costruzione della bomba
atomica, che sarebbe poi caduta nelle mani di persone del calibro di
Hitler e Mussolini. Il corso degli eventi storici sarebbe cambiato
sicuramente, e non in meglio. Citiamo anche il giornalista Pietro
Greco che, in un particolare passaggio del suo libro “Sua maestà
la tecnologia. Chi ha paura della scienza?”, sostiene che la
scienza e il progresso possono aiutarci a costruire un futuro
desiderabile. Anzi, le conoscenze scientifiche sono mattoni
indispensabili per erigere questo edificio. Egli sostiene anche che
la scienza è troppe volte al servizio del denaro e chi non è
abbiente non può usufruirne. Il mercato non è in grado di
distribuire gli utili della conoscenza all’80 % della popolazione
mondiale. Per costruire l’edificio dello sviluppo quindi bisogna
mettere da parte il denaro e pensare al progresso umano. Sempre sui
limiti della scienza è importante fare riferimento anche
all’intervista di Margherita Hack tenutasi all’Università di
Roma Tre. In essa l’astrofisica afferma che la ricerca deve essere
libera, non guidata da nessuno. Se ci si pensa bene, il progresso
tecnico-scientifico è stato guidato dal singolo e non dal
collettivo. Continua inoltre dicendo che la scienza deve accrescere
la proporzione del bene, deve portare solamente progresso e vantaggi,
deve perseguire il bene dell’uomo. Sicuramente la scienza va per
tentativi e non è dunque possibile a priori conoscere la portata
negativa della scoperta; in tal caso è compito dello scienziato
desistere dal continuare. In conclusione, è giusto affermare che la
scienza non è al servizio del bene né del male, non deve essere
condizionata in alcun modo, con nessun mezzo, deve essere al servizio
di tutti, per la costruzione di un futuro migliore, e non è
concepibile che molte scoperte non vengano fatte solo perché a
priori dannose o sconvenienti. Non c’è niente di assolutamente
positivo o negativo, tutto dipende dall’uso che se ne fa delle
scoperte. Insomma, si dovrebbe si dovrebbe ritornare alle origini,
quando i primi scienziati erano motivati solo dal piacere della
scoperta, dalla curiosità che infiammava le loro menti, dal piacere
di arricchire la loro cultura, di ampliare la loro conoscenza,
mediante la logica e il ragionamento. La morale interviene dopo la
ricerca scientifica non deve bloccarla a priori.
Mattia Scivoletto IIIS2