Vite in vetrinaNella società iperconnessa di oggi l’apparire è diventato essenziale. Sfruttiamo i social come vetrina di noi stessi, una vetrina che trascura il nostro fattore umano e mostra soltanto l’ostentazione di una felicità data dagli oggetti che compriamo o dalle vacanze che facciamo. Cerchiamo sempre di mostrare il “meglio” di noi ad un seguito di persone che giudica severamente le nostre azioni. Tramite i social lasciamo una traccia indelebile della nostra vita che può essere pericolosa sia per la nostra reputazione, che sta diventando sempre più digitale, ma anche per la possibilità che finisca nelle mani sbagliate di chi la sfrutta a suo favore.
Virtualità dei rapporti
In prima persona, sto assistendo ad un cambiamento radicale dei rapporti umani. Penso che sia bellissimo poter parlare e interagire con amici, che per esempio, si trovano in un altro paese. Però noto che questo sta limitando le relazioni reali. Spesso conosciamo le persone molto più online che dal vivo. A mio parere, la virtualità dei social non potrà essere mai nemmeno lontanamente paragonabile a un rapporto umano reale, ma purtroppo ormai siamo condizionati da una società che quasi ci costringe a “digitalizzare” le nostre amicizie e renderle virtuali.
La brutalità di mettersi a confronto
L’iperconnessione apre purtroppo un confronto diretto tra la vita degli altri e la nostra. Ci domandiamo sempre: “Perché la mia vita non è bella come quella degli altri?” Come se fosse una sfida, come se l’importante fosse condividere qualcosa di più bello degli altri. Per questo finiamo spesso per condividere quello che vorremmo essere, piuttosto che quello che siamo davvero e creiamo un’identità sempre più falsa che cerca di colmare il nostro desiderio di “essere” sempre di più. A mio parere, questo concetto viene descritto perfettamente dalla seconda regola del manifesto della comunicazione non ostile: “Si è cioè che si pubblica”, espressione che riassume in una frase il modo in cui ci creiamo un’identità sul web.
Personalmente, credo che si debba limitare la dipendenza dai social ormai incontrollabile nella nostra società, per evitare che questo possa un giorno sostituire tutto ciò che ci rende umani. E evitare che le emozioni che proviamo in un rapporto umano vero svaniscano filtrate dallo schermo di uno smartphone.
Domenico Catiti - 4ITC2