giovedì 27 aprile 2017

La confessione di un diciottenne

Il bullismo: una storia vera

Bullismo, è difficile parlarne per uno come me.
Ho realmente rimosso anni della mia vita dalla mia memoria.
La gente molte volte dice che sta bene con me, forse perché mi piace far sentire a proprio agio le persone e mio nonno diceva sempre che per fare ciò c’è sempre bisogno di sorridere.
Adesso ho degli amici, una ragazza e un buon rapporto con i miei genitori, ma non è sempre stato così. Ho sempre sorriso anche quando non c’era niente per farlo ed è questo che forse infastidiva i miei coetanei o forse erano i miei chili di troppo, non so.

Gli anni che ho rimosso sono gli anni della scuola media. Devo ammettere che non ricordo molto, ho solo dei vaghi ricordi di quei tre anni che per me sono stati molto travagliati. C’è da dire che l’età fa molto, i ragazzi di 11, 12, 13 anni sanno essere veramente perfidi. C’è anche da dire che quello che ho passato è più un insieme di cose, problemi in famiglia, problemi a trovare amici e l’ambiente scolastico che sicuramente non aiutava, anzi era la principale fonte dei miei problemi.

Premetto che nessuno ha mai osato alzare un dito contro di me, forse vista la mia stazza non era molto indicato ma proprio a causa di essa ero continuamente preso in giro, deriso.


Ciccione, balena, coso storto erano le parole all’ordine del giorno, coso storto era il più gettonato perché una deformazione al piede con cui sono nato non mi permetteva di camminare perfettamente. Ho passato dei periodi di reale solitudine e parlarne a casa non mi sembrava opportuno visto i problemi che erano presenti. Credo sia stato il più grande errore, parlarne ai tempi sarebbe servito molto ma l’essere molto timido non aiutava. Con gli anni, avendo un fratello che frequenta appunto la scuola media ho potuto osservare e capire che la situazione non è poi cambiata rispetto a prima.

I ragazzini vogliono fare colpo, pensano che prendere in giro gli altri faccia divertire chi sta loro attorno e in effetti molte volte è così. Ridono e deridono in coro perché ciò gli dà forza, il dolore altrui. Non so cosa abbiano passato questi ragazzi per essere così perfidi, ma so solo che rendono la vita delle vittime un vero inferno. I ragazzini sono facilmente manovrabili e isolare una vittima è semplice e veloce per coloro che pensano solo a far parte di un gruppo, farsi degli “amici”. Mi piacerebbe convincere tutti i ragazzi vittime di bullismo che parlare con qualcuno è la cosa giusta da fare, ma so che è impossibile, lo so per esperienza.

La cosa giusta da fare sarebbe educare le famiglie che a loro volta dovrebbero educare i figli e dove non arrivano i genitori dovrebbe attivarsi la scuola “educata” dallo Stato. Negli ultimi mesi ho però notato che si è accesa una vera e propria battaglia contro il bullismo, ma quando è successo? Solo dopo tragedie, suicidi, tentati suicidi, come sempre deve accadere qualcosa di orribile prima che qualcuno si attivi. Però qualcuno finalmente si è attivato dopo anni di quasi totale negazionismo, silenzio. Negazionismo sembra un parolone ma è la realtà che per anni si è affermata visto che gli adulti ancora oggi prendono sotto gamba il fenomeno con frasi come “Sono ragazzi!” o “Stavano solamente scherzando!” quando in realtà è un problema presente, serio che molte volte può cambiare la vita di una persona, sì cambiarla, perché nel mio caso sono riuscito ad uscirne più forte, ma in altri casi ragazzi si sono indeboliti, altri addirittura non ci sono più.