giovedì 3 marzo 2022

Donne vittime di crudeli pratiche per motivi culturali e sociali

Le mutilazioni genitali femminili 



Immagine tratta dal web
Durante le lezioni di Educazione civica abbiamo approfondito l’atroce pratica delle mutilazioni genital femminili, consultando il sito www.europarl.europa.eu.
Di cosa si tratta?
Con mutilazioni genitali femminili ci si riferisce a procedure che comportano la rimozione parziale o totale dei genitali esterni femminili per motivi non medici. Gli interventi di mutilazioni genitali femminili sono veri e propri atti medico-chirurgici realizzati da personale inesperto, privo di conoscenze mediche. Solitamente a tagliare le ragazze sono, infatti, persone del posto, che eseguono le pratiche in condizioni igieniche inesistenti, senza anestesia, utilizzando strumenti “domestici”. Sono praticate principalmente su ragazze tra l’infanzia e i 15 anni, con lo scopo di impedire alla donna di conoscere l'orgasmo clitorideo. Le motivazioni sono collegate a una serie di ragioni culturali e sociali, insieme all’idea che sia una pratica sostenuta dalla religione e collegata a ideali di bellezza e purezza. La portata lesiva delle mutilazioni genitali femminili è immensa: oltre al dolore inumano causato al momento del “taglio”, esse provocano alla donna mutilata serie e dannose conseguenze sia fisiche sia psicologiche.
Queste pratiche tradizionali sono particolarmente diffuse in determinate zone dell’Africa e dell’Asia, ma, come diretta conseguenza degli spostamenti migratori, sono arrivate anche nei paesi occidentali.
I dati sono in aumnento o in diminuzione?
Si stima che il numero di donne che convive con una mutilazione genitale ammonti a circa 125 milioni e che ogni anno quattro milioni di bambine siano a rischio di subirla, soprattutto in alcuni paesi africani.
Anche se illegale nell’UE, e alcuni stati membri la perseguono anche quando viene eseguita fuori dal paese, si stima che circa 600mila donne che vivono in Europa siano state vittime di questa pratica, e che altre 180mila siano a rischio in 13 paesi europei. Anche se il numero di donne coinvolte è in aumento, trainato dalla veloce crescita demografica dei paesi principalmente coinvolti, le statistiche disponibili mostrano che la mobilitazione internazionale contro questa pratica ha indotto una chiara tendenza alla diminuzione dell’incidenza del fenomeno nelle giovani generazioni.
Chi si occupa di combattere questo fenomeno?
Il Parlamento europeo ha ripetutamente dimostrato un forte impegno per aiutare ad eliminare questa pratica in tutto il mondo, considerata una violazione dei diritti umani. Adottando norme e risoluzioni, il Parlamento ha raccomandato un’azione comune per sradicare la mutilazione genitale femminile. Nel febbraio 2020, i deputati hanno votato una nuova risoluzione per chiedere alla Commissione europea di includere azioni per porre fine alle pratiche di MGF nella nuova Strategia per la parità di genere dell’UE e di fornire assistenza alle vittime. Questa buona notizia è stata senza dubbio favorita dal fatto che le MGF sono uscite dal cono d’ombra in cui sono state confinate per divenire uno dei target del quinto obiettivo di Sviluppo sostenibile, la parità di genere.
Tale collocazione è del tutto ragionevole: la pratica è gestita dalle donne ma è sorretta da un sistema di valori e norme che esercitano una funzione culturale e identitaria. È tuttavia chiaro l’inserimento di queste pratiche all’interno di una precisa divisione del potere basata sul genere.
L’attenuazione del desiderio femminile, l’aumento del piacere maschile, ma soprattutto la sicurezza della fedeltà matrimoniale e la preservazione della verginità sono fra le motivazioni dominanti di natura sessuale. Sono anche ben consolidate svalutazioni del corpo femminile, quando si giudicano i genitali esterni parti sporche, poco gradevoli o “maschili”.
Il ruolo culturale di rito di passaggio all’età adulta, l’adesione nei confronti delle figlie finalizzata alla loro integrazione sociale – incluso il valore sul “mercato matrimoniale” - sono potenti motivazioni di natura essenzialmente sociale.
 

 
 
Amelia Diquattro – Classe 5^ T1