La nostra lingua è maschilista?
La lingua è il mezzo che noi esseri umani
utilizziamo per comunicare, comprendere ed esprimere tutte le nostre
affermazioni.
Tuttavia, la nostra lingua può essere
inadeguata, poiché lascia spazio al principio dell'inferiorità della donna.
La parola uomo indica l'essere umano di
genere maschile; al contrario, la parola donna indica l'essere umano di genere
femminile. Quando si indica il “genere umano” in generale, si è soliti
utilizzare il sostantivo “uomo” , nel
quale è compresa anche la donna.
In questo vocabolo l'uomo si rispecchia, ma la donna e il suo significato, però, vengono completamente cancellati, pur facendone parte. La donna si rispecchierebbe meglio se si usasse il termine “genere umano”, inglobando i due generi.
In questo vocabolo l'uomo si rispecchia, ma la donna e il suo significato, però, vengono completamente cancellati, pur facendone parte. La donna si rispecchierebbe meglio se si usasse il termine “genere umano”, inglobando i due generi.
Durante le lezioni di francese con la
professoressa Maria Teresa Giannì, abbiamo notato delle stranezze nei generi.
Esistono due generi, maschile e
femminile, ma la lingua non li rispecchia in modo adeguato, direi rispettoso
poiché viene espressa solo da un punto di vista maschile.
Inoltre, tante volte è impossibile usare
un mestiere al femminile, poiché esso diventa l'oggetto o la scienza dell'uomo.
Ad esempio "il mietitore"è colui che miete, mentre la mietitrice è la
macchina che miete; o ancora il fisico è lo studioso, e la fisica, la sua scienza.
In francese, affrontando il capitolo dei
generi, abbiamo notato che gli esercizi richiedevano di tradurre tutte le
parole di genere maschile al femminile, come se il primo fosse superiore
rispetto al secondo. L'esercizio sarebbe più corretto se dicesse di tradurre
tutte le parole al genere opposto, e non come detto nell’esercizio.
Queste anomalie linguistiche sono ancora
presenti per indicare i mestieri, ma c’è un motivo storico visto che una volta
la donna non aveva lavori prestigiosi, il vocabolo che le descriveva al femminile
semplicemente non esisteva.
Quando le donne hanno iniziato a coprire
cariche prestigiose, alcune di esse hanno preferito essere nominate al
maschile, poiché suonava meglio, mentre altre, dando valore a loro stesse,
hanno evidenziato la necessità di codificare il termine al femminile. Questo
perché ciò che non viene nominato non esiste.
La donna accetta il titolo maschile
"sindaco, ministro, prefetto,ecc" ma in altri casi lo può
femminilizzare con il suffisso -essa, che oggi però ha acquistato significato dispregiativo. Lo
svantaggio più grave è che il mestiere al genere maschile fa dimenticare
l'esistenza di un femminile corretto grammaticalmente.
Inoltre, questi mestieri al genere
maschile causano equivoci: non é la prima volta che si sente dire che quel
personaggio ha sposato "il medico del paese", ma si scopre solo dopo
che quel medico in realtà è una donna.
Fortunatamente, i tempi sono cambiati,
la lingua è dinamica e ha la possibilità e il compito di registrare i
cambiamenti e dare valore a innumerevoli questioni importanti. La lingua in
alcuni casi non offre soluzioni, ma ci fa riflettere sull'importanza di
dare al genere femminile la giusta considerazione che merita.