lunedì 2 maggio 2016

L'italiano e le donne

La nostra lingua è maschilista?

La lingua è il mezzo che noi esseri umani utilizziamo per comunicare, comprendere ed esprimere tutte le nostre affermazioni.
Tuttavia, la nostra lingua può essere inadeguata, poiché lascia spazio al principio dell'inferiorità della donna.
La parola uomo indica l'essere umano di genere maschile; al contrario, la parola donna indica l'essere umano di genere femminile. Quando si indica il “genere umano” in generale, si è soliti utilizzare il sostantivo “uomo” , nel  quale è compresa anche la donna.

 In questo vocabolo l'uomo si rispecchia, ma la donna e il suo significato, però, vengono completamente cancellati, pur facendone parte. La donna si rispecchierebbe meglio se si usasse il termine “genere umano”,  inglobando i due generi.
Durante le lezioni di francese con la professoressa Maria Teresa Giannì, abbiamo notato delle stranezze nei generi.
Esistono due generi, maschile e femminile, ma la lingua non li rispecchia in modo adeguato, direi rispettoso poiché viene espressa solo da un punto di vista maschile.
Inoltre, tante volte è impossibile usare un mestiere al femminile, poiché esso diventa l'oggetto o la scienza dell'uomo. Ad esempio "il mietitore"è colui che miete, mentre la mietitrice è la macchina che miete; o ancora il fisico è lo studioso, e la fisica, la sua  scienza.
In francese, affrontando il capitolo dei generi, abbiamo notato che gli esercizi richiedevano di tradurre tutte le parole di genere maschile al femminile, come se il primo fosse superiore rispetto al secondo. L'esercizio sarebbe più corretto se dicesse di tradurre tutte le parole al genere opposto, e non come detto nell’esercizio.
Queste anomalie linguistiche sono ancora presenti per indicare i mestieri, ma c’è un motivo storico visto che una volta la donna non aveva lavori prestigiosi, il vocabolo che le descriveva al femminile semplicemente non esisteva.
Quando le donne hanno iniziato a coprire cariche prestigiose, alcune di esse hanno preferito essere nominate al maschile, poiché suonava meglio, mentre altre, dando valore a loro stesse, hanno evidenziato la necessità di codificare il termine al femminile. Questo perché ciò che non viene nominato non esiste.
La donna accetta il titolo maschile "sindaco, ministro, prefetto,ecc" ma in altri casi lo può femminilizzare con il suffisso -essa, che oggi però ha  acquistato significato dispregiativo. Lo svantaggio più grave è che il mestiere al genere maschile fa dimenticare l'esistenza di un femminile corretto grammaticalmente.
Inoltre, questi mestieri al genere maschile causano equivoci: non é la prima volta che si sente dire che quel personaggio ha sposato "il medico del paese", ma si scopre solo dopo che quel medico in realtà è una donna.
Fortunatamente, i tempi sono cambiati, la lingua è dinamica e ha la possibilità e il compito di registrare i cambiamenti e dare valore a innumerevoli questioni importanti. La lingua in alcuni casi non offre soluzioni, ma ci fa riflettere sull'importanza di dare  al genere femminile  la giusta considerazione che merita.
Miriam Lamari, Lucia Sarta, Francesco Scivoletto IA1