mercoledì 18 maggio 2016

Una sconfitta per la nazione

La fuga dei cervelli italiani
Ad oggi in Italia circa il 30% in più rispetto al 2012 dei giovani italiani sotto i 40 anni si è trasferito all’estero in cerca di fortuna o di un lavoro che li possa veramente valorizzare. Una volta esisteva un fenomeno simile chiamato emigrazione oggi, invece si parla di “Fuga di cervelli”, poiché si tratta di un'emigrazione particolarmente qualificata, dato che sempre più spesso ad andare via sono proprio colore su cui più il paese ha investito in termini di spesa d'istruzione.
Le principali cause dell’emigrazioni erano la povertà e la necessità di trovare un lavoro per sfamare i numerosi familiari.

Oggi le cause sono ben diverse, poichè il nostro paese oggi non offre opportunità adeguate ai giovani (cervelli) che stanno combattendo una battaglia contro una crisi di valori, una crisi di sistema, una crisi del lavoro e con un mercato che favorisce soltanto i soliti “raccomandati”; i quali, la maggior parte delle volte, sono scarsamente preparati e poco professionali, spesso discriminando i giovani esclusivamente perché sono donne.
Molti ricercatori, giornalisti, economisti e accademici, poco valorizzati qui, concentrano e danno idee all’estero ottenendo anche un notevole successo come, ad esempio, Francesco Guerrera, capo redattore sezione Money e Investing del Wall Street Journal; o Riccardo Zacconi, l’uomo che ha venduto la sua creatura, il gioco Candy Crush Saga, per 6 miliardi di dollari.
Tra le donne, molte italiane al di fuori del nostro paese sono riuscite a farsi spazio in settori importanti come la fisica, nel caso celeberrimo di Fabiola Gianotti; o come Rossella Lucà, giovane ricercatrice italiana che ha individuato la proteina interruttore del tumore al seno.
Volendo seguire le orme di questi grandi italiani sempre più ragazzi e ragazze si spostano in America, in Cina o in altri paesi dell’Unione Europea in cerca di successo.
La fuga di cervelli per l’Italia diventa anche una fuga di capitali. Questo fenomeno preoccupa l’intera nazione perché può rallentare il progresso culturale e quindi rimanere sempre più in dietro rispetto agli altri paesi.
Come evitare questa fuga? Sicuramente aumentando le retribuzioni, migliorare le opportunità di carriere sovvenzionare più progetti, offrire attività di sviluppo, e soprattutto mettendo al primo posto il merito e la professionalità, piuttosto che il clientelismo. Purtroppo, in Italia, si segue la strada opposta, con una burocrazia sempre più asfissiante.
Alcuni italiani nonostante numerose difficoltà sono riusciti ad emergere rimanendo nel nostro paese. Vogliamo citare quello di Giambattista Scivoletto, gioaven siciliano fondatore del sito “bed-and-breakfast.it”, molto noto nel settore turistico italiano, anche a livello internazionale. Ma ci si chiede se tutti coloro che sono rimasti in Italia fossero andati all'estero, avrebbero raggiunto migliori traguardi?
L’Italia dovrebbe dare fiducia ai giovani, rinnovarsi, modernizzarsi e rompere quei vecchi schemi per far valere l’articolo 1 della costituzione: “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”.
Marco Adamo IIA1
Articolo pubblicato sulla testa online "Ragusaoggi" per l’iniziativa "Sipario scuola 2016". Docente referente Prof. Dario Prestana