La
Sicilia e il suo contributo alla Grande Guerra
Foto di Antonio Alecci |
È
stato un novembre particolare quello di quest'anno,
che ci riporta alla fine della Grande Guerra conclusasi proprio nel
novembre 1918. Una guerra che iniziò come guerra lampo e si
concluse, dopo 4 lunghi anni, più come guerra di logoramento nel
fango delle trincee. Per l'occasione gli alunni delle classi quinte
Christopher Scollo, Serin Belhadj, Giorgio Petriglieri (2000),
Giorgio Petriglieri (2001), Enrico Cannata, Leonardo Rizza, Federica
Quartarone, Benedetta Fiderio, Danila Baglieri, Antonio Alecci e le
due responsabili di redazione Lucia Sarta e
Martina Spadaro hanno intervistato presso la storica Biblioteca
dell'Istituto Archimede Giancarlo Poidomani, professore associato di
storia contemporanea del Dipartimento di Scienze politiche e sociali
a Catania. Questa intervista, svoltasi il 9 novembre 2018, ci ha
permesso di approfondire alcuni aspetti riguardo al primo conflitto
mondiale e di comprendere il ruolo che la nostra terra ha avuto in
una guerra sostanzialmente combattuta nel Nord Italia. In secondo
luogo, l'intervista stessa ci ha fatto scoprire
un nuovo modo di studiare la storia,
basato sul soddisfacimento dei quesiti posti dalla nostra curiosità
e voglia di approfondire la conoscenza di un fatto lontano ma allo
stesso tempo vicino. Abbiamo scoperto attraverso le nostre domande
quanto il Sud in realtà è stato coinvolto nella grande guerra con
il suo elevato numero di richiamati alle armi, con gli oltre
50.000 caduti, con le migliaia di profughi e prigionieri accolti
e con gli sforzi effettuati in agricoltura per contribuire agli
approvvigionamenti dell'esercito. Grazie alle ricerche svolte dal
professore Poidomani e all’analisi
delle fonti, oggi possiamo
quantificare, anche se non in maniera precisa, i militari provenienti
proprio dalle nostre zone: i mobilitati del circondario di Modica
furono circa 33.000 uomini. La maggioranza, circa il 70%, aveva
appena 20 anni; ciò fa emergere il fatto che i caduti fossero
prevalentemente dei giovani e si può immaginare quanto strazianti
furono questi lutti, affrontati spesso da genitori che sopravvissero
alla morte dei figli. Rappresentano una
testimonianza di queste
perdite e la volontà di elaborare il lutto i
numerosi monumenti di cui la Sicilia è
ben ornata. Vi sono due aree: una che fa riferimento
alla scuola palermitana e una, la parte orientale,
di cui si occuparono scultori catanesi e messinesi. Le date di
realizzazione si collocano a partire dagli anni venti del dopoguerra.
Il 2 dicembre 1918, a Siracusa, venne redatta una circolare che
invitava le amministrazioni comunali della provincia di Ragusa ad
"assolvere il debito di gratitudine verso i gloriosi,
eternandone la memoria". I primi comuni della provincia a
mobilitarsi per costruire in breve tempo qualcosa che potesse dare un
conforto alle famiglie furono allora Ispica, Ragusa Ibla, Modica,
Monterosso Almo, Vittoria, Comiso, Giarratana e Chiaramonte Gulfi.
Fra il '41 ed il '42 però i monumenti rischiarono di essere rimossi
a causa dell'intenzione dell'Italia fascista di racimolare quanto più
materiale possibile per la produzione di armamenti. In provincia,
grazie ai podestà, che cominciarono a mobilitarsi per evitarlo, si
riuscì a mantenere intatti i monumenti. Scicli e Santa Croce Camerina sono ancora oggi gli unici
due comuni della provincia privi di monumenti, ma vi sono delle
lapidi con i nomi dei soldati.
A Modica, abbiamo un monumento ai caduti che risale alla
prima metà degli anni venti, quasi certamente realizzato da Luciano
Condorelli, ma manca una lapide con i nomi dei caduti. Si tratta di una statua in marmo che raffigura un
soldato in divisa e ai lati vi sono 3 donne che tengono in mano una
Vittoria alata, una corona d'alloro e un elmetto.
Indubbiamente quindi, nonostante i casi di ammutinamento
e il numero di disertori, la Sicilia e i siciliani fornirono un ampio
contributo alla Grande Guerra, superando ostacoli quali la lontananza
dal fronte e le poche settimane di licenza.
Foto di Antonio Alecci |
Le
motivazioni che spinsero questi ragazzi a partecipare, pur
consapevoli di quanto "lontana" fosse la guerra, possono
essere ricondotte al particolare momento vissuto dall'Italia e
soprattutto dagli italiani. Infatti nonostante le precedenti guerre
d'Indipendenza alcuni territori erano rimasti esclusi dal processo di
unificazione del Regno d'Italia, in particolare il Trentino e la
Venezia-Giulia, ancora prevalentemente abitate da austriaci. Non a
caso si parla infatti di 4^ guerra d'Indipendenza, considerata una
tappa importante del processo di nazionalizzazione italiano. La
guerra, in effetti, finì per influenzare tutti gli ambiti, con
particolare riferimento a quello umano e quello produttivo. Lo sforzo
bellico fu infatti vissuto anche nel fronte interno, costituito da
tutti i civili che assistettero alla conversione delle varie attività
produttive, ormai volte
unicamente a supportare la guerra. Inoltre, il
professore ha sottolineato
un altro importante fenomeno: il protagonismo delle donne, dovuto
allo scarseggiare di manodopera maschile
impegnata nel conflitto,
che portò alla cosiddetta femminilizzazione della produzione. Spesso
erano proprio le donne a manifestare, anche davanti ai comuni,
chiedendo a gran voce una resa pacifica al fine di poter
riabbracciare i loro cari. La Sicilia si distinse anche per la gara
di solidarietà che effettuò a favore dei profughi che scapparono
dalle zone di confine per nascondersi in Sicilia; inoltre molti
prigionieri austriaci furono portati in Sicilia, dove ricevettero un
trattamento rispettoso della dignità umana nonostante lo
stravolgimento delle alleanze politico-militari. Come
sappiamo, la Grande Guerra passa alla storia come il conflitto che
vide un'Italia vincitrice, pur rappresentando nell'effettivo una
dolorosa sconfitta in termini di perdite umane e viveri.
Il
professore Poidomani ci ha spiegato come negli anni è cambiato il
modo di ricordare questo evento, e quale valore abbia oggi
solennizzare la memoria dei 680.000 caduti italiani, ricordando
quanto grande e doloroso fu il sacrificio a cui fu sottoposta
l'intera nazione.
Al seguente link è possibile guardare le foto scattate durante l'incontro da Antonio Alecci.
Danila
Baglieri, Federica Quartarone e Benedetta Fiderio – classe 5 A1