martedì 18 dicembre 2018

Un libro per non dimenticare…

Chi ha paura muore ogni giorno


Immagine tratta dal web
La scorsa estate ho scelto di leggere questo libro per il mio interesse per la mafia e l’attualità e sono stato stimolato a sceglierlo anche dalla copertina: essa riporta l’immagine di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e la frase “è bello morire per ciò in cui si crede; chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una sola volta.”
Essa è molto significativa perché ci lascia il ricordo di un personaggio molto importante che combatté contro la mafia fino all’ultimo respiro con coraggio e impegno.
Questo libro intitolato ”Chi ha paura muore ogni giorno” è stato scritto da Giuseppe Ayala e pubblicato nel 2008. Il libro è un meritevole omaggio a due grandi uomini che hanno perso la vita per il loro impegno e la loro dedizione nella lotta alla mafia, come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Ayala racconta le vicende biografiche e non dei due magistrati che intercorrono tra il 1979 e il 1992, dal momento che egli è stato un calorosissimo amico e collega dei due magistrati. In questo periodo la mafia confermò la nuova sanguinaria strategia: contrapporsi allo stato sul piano militare uccidendo centinaia di rappresentanti delle istituzioni con il nuovo kalashnikov Ak 47 che sostituiva la vecchia lupara.
Giovanni Falcone si trasferì a Palermo nel 1978; dopo la morte di Cesare Terranova, magistrato del tribunale di Palermo, avvenuta nel settembre del 1979, fu trasferito all’ufficio istruzione e gli fu subito assegnata l’istruttoria del processo Spatola da Rocco Chinnici. Durante questo processo nacque il cosiddetto “metodo Falcone”, cioè un inedito impianto dell’istruzione dei processi di mafia, che si avvaleva degli ordinari strumenti del codice adattandoli, però, a una nuova visione del fenomeno. Non bastava indagare in Sicilia o in Italia, se un carico di droga arrivava dagli USA, ma andare in Usa e studiarne le conseguenze e bisognava cercare dove finivano i soldi e quindi controllare i flussi bancari.
Perciò Falcone e Chinnici, e poi successivamente Paolo Borsellino, divennero un grande ostacolo per la mafia perché il metodo Falcone funzionò e molti capi mafiosi finirono in carcere, ma contemporaneamente molti inquirenti vennero uccisi.
Il pool antimafia, gruppo formato dai giudici istruttori Falcone, Borsellino Guarnotta e Di Lello, lo portò al maxiprocesso ed  ebbe il merito di svelare la struttura e il funzionamento di Cosa Nostra.
Ayala, ripercorrendo le varie vicende successive al maxiprocesso, rende chiaro come sempre più spesso il lavoro di Falcone e Borsellino venne ostacolato e così Cosa Nostra divenne sempre più forte, a tal punto che riuscì ad eliminare Falcone e la moglie nella tragica esplosione del 23 maggio 1992, Borsellino in quella del 19 luglio dello stesso anno e allo stesso tempo anche la scorta di entrambi.
Tramite questo libro l’autore vuole far conoscere a chi lo legge la pericolosità della mafia, che magari noi ragazzi non conosciamo a causa dell’omertà.
Leggendo questo libro ho capito che la mafia è come un muro di cemento armato, che si può distruggere solamente con l'unione e la forza di tutti i cittadini.
Vale la pena leggere questo libro perché Ayala era particolarmente vicino alle due vittime e questo rende il libro avvincente, inoltre il messaggio del libro, chiaro fin dal titolo, è che le paure devono essere vinte con impegno e dedizione. È una storia che non ha lieto fine, ma è una storia che tutti dobbiamo conoscere e non dobbiamo dimenticare.

Rosario Petriliggieri - classe 2T1