mercoledì 9 giugno 2021

Un messaggio per il futuro... 2067!!!

Cerimonia di posa della capsula del tempo



Le foto sono di Stefano Lissandrello e Giusy Sparacino


I libri sono custodi discreti, silenziosi delle parole.

Attendono pazienti i loro lettori, attendono coloro che li faranno parlare,

che sapranno ascoltarli, raccolti, concentrati, in silenzio.

Franco Ferrarotti, Leggere, leggersi 1998


Ha avuto luogo stamattina, ultimo giorno di questo anno scolastico tanto singolare, nella storica Biblioteca dell’Istituto Archimede di Modica alla presenza del D.S. Rosolino Balistrieri, di una rappresentanza del personale docente e non, e di alcuni alunni, la cerimonia di posa di una capsula del tempo a cui l’istituto ha lavorato durante l’anno scolastico appena trascorso. La capsula verrà trovata e aperta il 9 giugno 2067 in occasione dei duecento anni dalla fondazione dell’Istituto Archimede.
Di solito siamo abituati ad immaginare la storia come un lungo racconto che i libri ci conservano, ci tramandano e che proviamo a far rivivere nella nostra mente quando li leggiamo e ci immedesimiamo nelle epoche passate. Qualche volta dimentichiamo che la storia, prima di essere un racconto, è stata vita vissuta dagli uomini e dalle donne che hanno vissuto prima di noi, dimentichiamo che la storia è fatta di carne e di ossa, è fatta di conquiste, di ideali, di lotte, ma è fatta anche di piccole cose, di gesti quotidiani che sono lo specchio della nostra vera identità, di ciò che siamo oggi e che siamo stati in passato. “La storia siamo noi, nessuno si senta escluso” recitava una canzone di De Gregori qualche decennio fa. I libri, di certo, da sempre conservano al futuro le storie e le fantasie degli uomini, ma non solo i libri… Tutto ciò che la nostra società produce lascia un segno nella storia, alcune cose però svaniscono perché vengono superate, altre rimangono per un tempo più lungo. La nostra è stata definita una società liquida proprio per la velocità delle trasformazioni che inevitabilmente portano a considerare nel giro di poco tempo obsoleto e superato ogni valore, ogni invenzione o anche ogni manufatto. Eppure noi tutti spesso ci chiediamo non solo come sarà il nostro futuro, ma anche cosa resterà del nostro presente. In questi ultimi mesi abbiamo tutti pensato che il tempo che stiamo vivendo non è quello di un’epoca come tante altre, proprio perché pieno di scossoni e di cambiamenti… Abbiamo fatto la storia… ma tutti sicuramente ci siamo augurati di tornare alla normalità… Quale normalità? Nel frattempo infatti altre abitudini sono diventate la nostra normalità. Si pensi alle mascherine, al disinfettante, alle strette di mano negate, agli abbracci rimandati, alla convivialità “sospesa” tra alunni, tra docenti e amici. L’essere umano è intriso di socialità, è immerso in una società che è fatta di scambi comunicativi ed emotivi che il distanziamento di questi mesi non ha potuto annullare del tutto. Anzi proprio la costrizione a fare a meno di tale interazione sociale ha spinto tutti noi docenti e anche i nostri studenti a riflettere ed elaborare il disagio che tutti abbiamo vissuto, a trovare nuovi modi per esprimere questo bisogno di socialità. La redazione del giornale dell’Archimede, Eureka, nata nell’A.S. 2015/2016, ha continuato, come faceva già prima, a pubblicare costantemente, dall’inizio dell’emergenza pandemica ad oggi, articoli, interviste, riflessioni e storie inventate che sono state un tentativo dei nostri giornalisti in erba di dare voce al bisogno di comunicare, di informare e raccontare. Solo da qualche mese grazie ad una idea del prof. Emanuele Guerrieri Ciaceri è nato il proposito di una capsula del tempo che avrebbe conservato nella storica Biblioteca della nostra scuola riflessioni scritte, foto e video, nonché oggetti significativi di questo periodo così singolare, i quali rappresentano il desiderio della nostra comunità scolastica di comunicare non solo nel presente ma anche con il futuro. Molti degli scritti che sono stati selezionati per essere inseriti nella capsula non sono nati intenzionalmente per essere consegnati alla storia, ma sono spesso autentici perché non sono stati intenzionali. Tra di essi ci sono un paio di racconti nati come risposta ad una interessante iniziativa proposta dalla prof.ssa Graziana Iemmolo, che ha incoraggiato i suoi alunni, improvvisatisi novellisti, ad una sorta di “Quarantemeron”, ci sono elaborati svolti in classe su tematiche di attualità come ad esempio le paure dei nostri tempi o il rapporto dei giovani con la musica, ci sono articoli scritti in onore dei Settecento anni dalla morte di Dante Alighieri, della scomparsa del noto cantautore Franco Battiato, o semplicemente la cronaca di un’iniziativa solidale promossa dal nostro Istituto. Ci sono anche articoli che spezzano una lancia anche a favore della tanto demonizzata tecnologia, a cui dobbiamo tutti riconoscere il merito di averci avvicinato un pochino in un momento di inevitabile distanza. Ci sono foto che immortalano la vita all’interno del nostro Istituto, come per esempio quelle relative alla manifestazione dello scorso 22 maggio in risposta all’iniziativa promossa dalla fondazione Giovanni Falcone che si tiene ogni anno per ricordare le vittime dell’attentato a Giovanni Falcone, alla moglie e alla scorta; ci sono screenshot che immortalano lezioni a distanza e poi ci sono i sentimenti, le riflessioni e il senso di responsabilità del Dirigente Scolastico, dei docenti e degli studenti, di chi ha vissuto sulla propria pelle i tanti Restiamo a casa, i tanti Andrà tutto bene, gli isolamenti e le vicissitudini di un periodo così complesso e faticoso. 

Questa capsula è il resoconto di un anno singolare, è il dono che oggi 9 giugno 2021 il nostro Istituto porge agli alunni che nel futuro si chiederanno come è stata la scuola al tempo della Pandemia da COVID 2019, e per dirla con le parole di uno degli articoli che la capsula custodirà direi, che è il racconto “dell’anno in cui la normalità aveva una mascherina sulla faccia e un peso sul cuore, l'anno in cui tutto era a distanza, pure la scuola. L'anno in cui tutti noi scoprimmo finalmente che sapore ha la felicità. Ed era semplicemente quello della nostra perduta normalità”.











Prof.ssa Giusy Sparacino

 

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