Il lavoro e i sindacati
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Nel corso delle lezioni di Educazione civica del
trimestre abbiamo avuto modo di conoscere la storia dei sindacati. Il
sindacato, termine che significa «insieme per la giustizia», nasce per
rappresentare i lavoratori, tutelando i loro interessi collettivi e
individuali. Come abbiamo visto in classe, nella storia
italiana si sono sviluppati moltissimi sindacati pronti a difendere i
lavoratori per i propri diritti. Come sappiamo, infatti, il 1° articolo della
Costituzione italiana recita che «l’Italia è una Repubblica democratica fondata
sul lavoro».
Tuttavia, però, prima della stesura ed entrata in vigore della Costituzione, vi sono stati molti scioperi, molte ribellioni poiché lavorare non era una cosa facile. Le donne e i bambini venivano sfruttati, il salario era molto basso e le ore di lavoro erano davvero massacranti. All’inizio del XX secolo, nacque la Confederazione generale del lavoro (CGdL) che riuniva le Camere del lavoro e le federazioni di categoria.
Attualmente, i sindacati presenti in Italia sono:
- la CGIL, che si occupa della stipula dei contratti di lavoro e della tutela dei diritti dei lavoratori;
- la CISL, che mira ad organizzare i lavoratori che appartengono a produzioni simili;
- la UIL, che è un’organizzazione principalmente laica e riformista.
Oggi, nonostante vi siano i sindacati, il lavoro continua a essere uno dei tanti problemi da risolvere. In mezzo, oltre ad esserci la politica, ci siamo anche noi con le nostre «discriminazioni» verso gli altri. Giorno dopo giorno andiamo a creare dei problemi irrisolvibili: le donne vengono considerate continuamente inferiori all’uomo, se incinte non possono lavorare, se, appunto donne, non possono svolgere lavori maschili, e così via. Inoltre da paese a paese le condizioni di vita e di lavoro sono differenti: il salario, ad esempio, è l’elemento a cui bisogna rivolgere maggiormente attenzione per avere un miglioramento. Insomma, molti lavoratori non sono ancora tutelati bene. Un lavoratore dovrebbe avere tutti i diritti necessari e avere anche alcune libertà, come la libertà di parola, dato che in alcuni casi il rapporto dipendente-datore di lavoro è molto rigido. Molti dipendenti lavorano in “nero”, quindi non hanno i loro diritti, vengono a volte pagati di meno o anche di più; inoltre, nel caso di infortunio non verranno pagati poiché non sono in regola. A volte, anche essendo in regola, il dipendente può ricevere altre azioni sbagliate nei suoi confronti, una delle tante potrebbe essere quella di dichiarare che si fanno delle determinate ore di lavoro che, però, non vengono pagate correttamente. Ancora, molti datori di lavoro scelgono di proposito come propri dipendenti persone che non sono italiane, ma di altre etnie, religioni e abitudini, comportamento non corretto, perché spesso queste persone vengono sfruttate sul posto di lavoro. Anche se la razza, le etnie, le religioni sono diverse dalle nostre, non vuol dire che non dobbiamo rispettare questi lavoratori e che è giusto sfruttarli, anzi vuol dire che se sono qui a lavorare per noi è proprio perché ne hanno bisogno, hanno bisogno di imparare un mestiere e di costruirsi un futuro. Certo che, se i problemi non sono stati risolti del tutto in passato, oggi, nel 2021, sarà ancora più difficile farlo. È proprio a causa di questo che noi ragazze e ragazzi a volte ci scoraggiamo e preferiamo non lottare per i nostri diritti accontentandoci di quello che abbiamo.
Diletta
Civello e Virginia Modica – Classe 4^ GR1