martedì 29 ottobre 2024

Un’atrocità che deve essere fermata

La tortura: un crimine inutile e inumano

Foto dal web di M. Carpenzano
La tortura è una pratica proibita da leggi internazionali sancite in ogni parte del pianeta, ma in alcune nazioni rappresenta ancora oggi una triste realtà. Secondo Amnesty International, la tortura moderna applicata in molti paesi costituisce un sistema meticoloso, con manuali, linee guida e persino medici, che devono fermare la tortura quando c’è il rischio che il torturato muoia, e avvocati, che devono dimostrare che non si è trattato di tortura
nel remoto caso di un giusto processo.

Oggi, inoltre, la tecnologia ha reso la tortura ancora più efficiente, con centinaia di aziende specializzate nella produzione di strumenti di tortura all'avanguardia che eliminano la necessità di essere a contatto con il torturato, e sostanze chimiche che rendono inerme la persona contro la quale vengono usati.

Foto dal web di M. Carpenzano
Oltre alla tortura fisica, si parla anche di tortura psicologica, che colpisce la psiche del
torturato con tecniche come luci accecanti, musica assordante e privazione del sonno. Ma bisognerebbe considerare il fatto che la tortura è un metodo tutt'altro che efficiente per ottenere la verità, infatti secondo criminologi e forze di polizia di tutto il mondo, sotto tortura si è pronti a dire qualsiasi cosa pur di far cessare il dolore, anche a costo di mentire. Proprio perché questa pratica è inutile, la lotta alla tortura è necessaria per costruire un mondo basato sulla giustizia e sull'umanità.

Una delle testimonianze di tortura che più mi ha colpito è quella dell’attivista messicana per i diritti umani Italia Méndez. Il 3 maggio 2006, Italia si recò ad Atenco per documentare l'azione della polizia contro i manifestanti. Il giorno seguente alle 6 del mattino, la polizia fece irruzione a casa sua, la picchiò e la violentò. Successivamente, venne fatta salire su un autobus in cui venne ulteriormente picchiata e stuprata. Arrivata in prigione, non le fu concesso di vedere un avvocato o un medico. Dopo dieci giorni di prigionia, fu rilasciata su cauzione e incriminata per attacco alla viabilità pubblica, ma successivamente venne prosciolta.

Altre donne sopravvissute hanno denunciato il trattamento subito e hanno lottato per ottenere giustizia contro i responsabili. Attualmente, l'Italia è coinvolta nella campagna nazionale "Spezziamo il silenzio" per chiedere giustizia e porre fine all'impunità per la tortura sessuale in Messico.

Carpenzano Manuel - 4ITC2