giovedì 4 maggio 2000

#Umanizzazione

L’umanizzazione, una parola che in questo preciso momento, vorrei fosse la parola non solo della mia vita ma di tutta l’umanità.
Umanizzare, rendere persona più umana e civile, più conforme a quella che si ritiene debba essere la natura umana.
Tutti gli uomini sono chiamati a umanizzarsi, cioè a diventare ciò che devono diventare, in quanto creature.
Ed è proprio questo il problema dell’umanità, gli uomini non riescono ad umanizzarsi, non riescono a diventare ciò che devono diventare, perché non sanno quello che devono diventare, non si hanno più principi e valori, ideali da seguire, non si riesce a costruire un percorso umano da seguire lungo tutta la vita. All’umanità mancano le basi, una terra ferma dove costruire le fondamenta.
Nella mia umanità vorrei una società civile, cioè rispetto per tutte le diversità che esistono all’interno di essa, e soprattutto vorrei che le armi fossero un miraggio, una parola di cui non si sa il significato.
Vorrei una società educata in cui le leggi venissero rispettate e chi le emette non dovrebbe guardare i suoi sporchi interessi ma l’umanità.
Vorrei una società che ascolta il prossimo e non solo che sente, perché c’è un’enorme differenza tra ascoltare e sentire.
Vorrei una società che capisce il comportamento degli altri e lo giustifica, perché se c’è un determinato comportamento in fondo c’è sempre un problema e non serve a nulla criticare e litigare.
Vorrei una società aperta al dialogo, che abbia il coraggio di guardarsi in faccia e non attraverso questa tecnologia che ci sta scappando di mano.
Infine vorrei una società che ama, perché è solo amando che si sente umanizzato può fare di tutto per umanizzare chi, per molteplici motivi, non lo è pienamente.

Michela Leone, IVS2