mercoledì 4 maggio 2016

Intervista ad un giovane volontario

“Il mio impegno per l’associazione Crisci Ranni”
Ieri pomeriggio mi sono recata all'associazione “Crisci ranni” e ho intervistato Fabio, un ragazzo che fa volontariato lì. Mi ha raccontato che l’associazione è nata negli anni 90 da un gruppo di persone della Caritas che voleva aiutare le ragazze madri presenti a Modica. Vivendo una dimensione di fede forte, i volontari con la Caritas di Modica decisero di fondare una casa di accoglienza per ragazze madri che vivono con delle difficoltà: successivamente ci si prese cura anche dei bambini presso la Casa Don Puglisi assieme ad assistenti sociali.
Il mio amico volontario mi ha detto anche che era venuto a conoscenza di questa associazione grazie alla parrocchia perché la casa d’accoglienza era collocata vicino la sua casa; aveva fatto una gita di quattro giorni con i ragazzi della casa e da lì gli è stato proposto un anno di servizio civile. Gli ho chiesto perché aveva deciso di farne parte e mi ha risposto dicendo che all’inizio non aveva deciso di farne parte, ma si ci è ritrovato dentro e da lì si sono strutturati dei rapporti (stare con i bambini, le mamme ecc..). E il suo ruolo qual è? È il rappresentante  dell’associazione, che comporta molte responsabilità. La casa funziona grazie anche al supporto di circa 40 volontari. “Cosa diresti per convincere un ragazzo per diventare volontario come te?”. “Fare un’esperienza del genere arricchisce se stesso  e poi ricevi più di quello che dai, dà un senso alla vita, fa maturare, cresci e capisci che non bisogna assolutizzare i problemi, ma imparare a vivere, c’è chi ha dei vissuti più pesanti e impari a stare anche con le sofferenze”.
Infine gli ho chiesto quale è stata l’esperienza che lo ha colpito da volontariato. Ha risposto con voce tremolante e occhi lucidi che spesso si organizzano momenti aggregativi. Un giorno a messa ha invitato una signora anziana che viveva ai margini della società e un bambino della casa nervoso, arrabbiato, ha avuto la sensibilità di prenderla per mano e accompagnarla aveva chiamato la signora  “Nonna” e anche la signora era emozionata a vedere questo bambino che la abbracciava. Il mio amico volontario non ha dubbi. “Quel bambino aveva dato una lezione in pochi minuti aveva dato una lezione a tutti”.

Francesca Di Raimondo, Paola Colombo, Fabio Sammito, Erica Puccia  IIIS2