La voce di Valeria: non mollare mai
Dopo il tragico attentato di Parigi
al Bataclan, oggi incontriamo una delle giovani vittime che viveva una vita
allegra e spensierata, piena di studio e dii ricerca e con una gran voglia di
fare: Valeria Solesin, l’unica ragazza italiana morta in quella strage.
Puoi spiegarci che cosa è successo di
preciso? “Eravamo
io, Andrea, Chiara e Stefano e quella sera avevamo i biglietti per il concerto
della rock band che adoravamo molto, gli Eagles
of Death Metal, che dal nome non si direbbe, ma suonano vero
rock e alle 21 eravamo già dentro la sala, ai nostri posti.
Dopo circa mezz’ora che il concerto era
cominciato abbiamo sentito degli spari, abbiamo visto le figure armate e lì abbiamo cominciato
a capire”.
Come ti sei sentita?
“Ero
molto agitata e ovunque guardavo vedevo gente nel panico, feriti o addirittura persone colpite alla testa, in quel momento ho iniziato davvero ad avere
paura”.
Cosa avete fatto per evitare quel trambusto?
Cosa avete fatto per evitare quel trambusto?
“Andrea
mi ha preso per mano e ha detto immediatamente a Chiara e Stefano di fingerci
morti a terra fino a quando non fosse finito. Ma è stato inutile perché nel
calarmi a terra ho sentito come una forza che mi spingeva da dietro e mi faceva
perdere le forze, mi avevano preso, mi avevano sparato, lì ho capito che non
avrei continuato più la mia vita, che non avrei concluso il mio dottorato e la
mia ultima ricerca che ancora nessuno aveva visto per la mia solita testardaggine!
Almeno ho passato le seguenti ore abbracciata ad Andrea che non mi ha lasciata
un attimo fino a quando non sono arrivate le forze dell’ordine”.
“
Ovviamente come chiunque non sono una fan dei funerali, ma posso dire che ho
condiviso e apprezzato a pieno quello che hanno fatto i miei genitori e tutti
coloro che sono stati presenti e mi hanno mandato un pensiero.
Sai, normalmente nessuno
immagina il proprio funerale, ma se lo avessi fatto sarebbe andato proprio
così: arrivando su una gondola nella piazza più bella d’Italia, nella mia
favolosa città. Mi ha fatto molto piacere inoltre l’apertura con i due inni
nazionali d’Italia e di Francia, perché sì queste erano le mie case, i miei
luoghi di appartenenza, e ho avuto piacere del fatto che sia stato un funerale
laico, perché condivido pienamente che ciò che è successo non c’entra affatto
con la religione e mi sembra giusto che sia un Rabbino che un Imam abbiano
parlato al mio funerale”.
Cosa diresti ai tuoi cari, a coloro che sono sopravvissuti e a chi ha perso qualcuno di importante?
“Direi
loro soltanto di non mollare, di continuare la loro vita senza farsi abbattere
e farsi vincere dalla depressione, dal dolore e dall’odio per queste che io non
definisco nemmeno persone, perché noi vittime al posto loro non molleremmo
mai”.
Simone Pisana V T1