lunedì 2 maggio 2016

L'intervista ad una vittima della "generazione Erasmus"

La voce di Valeria: non mollare mai

Dopo il tragico attentato di Parigi al Bataclan, oggi incontriamo una delle giovani vittime che viveva una vita allegra e spensierata, piena di studio e dii ricerca e con una gran voglia di fare: Valeria Solesin, l’unica ragazza italiana morta in quella strage.


Puoi spiegarci che cosa è successo di preciso?    “Eravamo io, Andrea, Chiara e Stefano e quella sera avevamo i biglietti per il concerto della rock band che adoravamo molto, gli Eagles of Death Metal, che dal nome non si direbbe, ma  suonano vero rock e alle 21 eravamo già dentro la sala, ai nostri posti.
Dopo circa mezz’ora che il concerto era cominciato abbiamo sentito degli spari, abbiamo visto le figure armate e lì abbiamo cominciato a capire”.
Come ti sei sentita?
“Ero molto agitata e ovunque guardavo vedevo gente nel panico, feriti o addirittura persone colpite alla testa, in quel momento ho iniziato davvero ad avere paura”.

Cosa avete fatto per evitare quel trambusto? 
   “Andrea mi ha preso per mano e ha detto immediatamente a Chiara e Stefano di fingerci morti a terra fino a quando non fosse finito. Ma è stato inutile perché nel calarmi a terra ho sentito come una forza che mi spingeva da dietro e mi faceva perdere le forze, mi avevano preso, mi avevano sparato, lì ho capito che non avrei continuato più la mia vita, che non avrei concluso il mio dottorato e la mia ultima ricerca che ancora nessuno aveva visto per la mia solita testardaggine! Almeno ho passato le seguenti ore abbracciata ad Andrea che non mi ha     lasciata un attimo fino a quando non sono arrivate le forze dell’ordine”.

 Sei d’accordo con la scelta dei tuoi genitori di fare         un funerale laico?
   “ Ovviamente come chiunque non sono una fan dei funerali, ma posso dire che ho condiviso e apprezzato a pieno quello che hanno fatto i miei genitori e tutti coloro che sono stati presenti e mi hanno mandato un pensiero.

Sai, normalmente nessuno immagina il proprio funerale, ma se lo avessi fatto sarebbe andato proprio così: arrivando su una gondola nella piazza più bella d’Italia, nella mia favolosa città. Mi ha fatto molto piacere inoltre l’apertura con i due inni nazionali d’Italia e di Francia, perché sì queste erano le mie case, i miei luoghi di appartenenza, e ho avuto piacere del fatto che sia stato un funerale laico, perché condivido pienamente che ciò che è successo non c’entra affatto con la religione e mi sembra giusto che sia un Rabbino che un Imam abbiano parlato al mio funerale”.

Cosa diresti ai tuoi cari, a coloro che sono sopravvissuti e a chi ha perso qualcuno di importante?
    “Direi loro soltanto di non mollare, di continuare la loro vita senza farsi abbattere e farsi vincere dalla depressione, dal dolore e dall’odio per queste che io non definisco nemmeno persone, perché noi vittime al posto loro non molleremmo mai”.
Simone Pisana V T1