Immagine tratta da internet |
Negli ultimi anni il settore
tecnologico e informatico è il protagonista di un continuo sviluppo. Infatti
l’umanità ha fatto passi da gigante in numerosissimi campi, da quello medico a
quello dello svago, grazie all’avanzamento tecnologico che ha apportato
notevoli cambiamenti utili a semplificare la vita e il lavoro delle persone.
In
campo medico, con l’aiuto di innovativi strumenti di ricerca, gli studiosi sono
riusciti a trovare le cure a malattie prima definite “mortali”; nel campo dei
trasporti sono stati introdotti veicoli ibridi o totalmente elettrici che nel
futuro (non tanto remoto) sostituiranno i vecchi veicoli inquinanti; infine la
nascita dei social network ha permesso la comunicazione tra persone
geograficamente distanti, la condivisione di foto e video di momenti importanti
e ha anche creato un nuovo modo di fare amicizia con persone che condividono
gli stessi interessi e che, forse, non si sarebbero mai incontrate nel “mondo
reale”.
Come tutte le innovazioni, anche
quelle tecnologiche e multimediali hanno i loro pro e i loro contro; in
particolar modo i social, se non utilizzati diligentemente, possono arrecare
danni psicologici alle persone, soprattutto ai più giovani, i quali non sanno
ancora darsi dei limiti. Per l’appunto, come sostiene Viviana Olivieri autrice
dell’articolo “Dipendenza dalla rete: Come può il computer crearci problemi”,
sta aumentando il numero di ragazzi (ma in minor parte anche adulti) dipendenti
da giochi online, social network e chat. Tale fenomeno ha colto gli psichiatri
impreparati, dato che non hanno ancora sviluppato delle terapie adatte alla
cura di queste nuove dipendenze patologiche. Un articolo su internet,
intitolato “Io qui e il mondo fuori: il fenomeno Hikikomori”, parla dei
soggetti più colpiti da una patologia simile, che vengono chiamati “Hikikomori”. Si
tratta di persone che si sono gradualmente rinchiuse nella propria stanza. Sono
per la maggior parte maschi, di età tra i 14 e i 30 anni, molto intelligenti e
sensibili che rifiutano la vita sociale, lavorativa e scolastica uscendo
raramente, solo di notte, per evitare di incontrare conoscenti, e che
preferiscono dedicare le loro giornate a giochi on-line smettendo anche di
rispondere agli amici e interrompendo persino i rapporti con i genitori, che
sovente sono costretti a lasciar loro il cibo davanti la porta per evitare che
digiunino. Matteo Lancini, psicoterapeuta che si occupa del fenomeno, sostiene
che la loro “è una forma di protesta sociale e un grido di dolore, nato dal
fatto di non sentirsi adeguati alla società odierna e dall’essere schiacciati
dalla competizione”. Dice inoltre che questi ragazzi vedono l’isolamento come
unica salvezza e che la causa non è soltanto il bullismo, bensì può partire dal
semplice evitamento delle situazioni sociali fino ad arrivare al completo
distaccamento della società, anche se per dei motivi caratteriali
dell’individuo, come sostiene uno studio belga.
Ad ogni modo, in molti Paesi si sta cercando
un modo per far uscire questi giovani dal circolo vizioso dell’isolamento ed
evitare che altri ragazzi vi rimangano intrappolati. Ad esempio il ministro per
la digitalizzazione Matt Hancock ha riferito che il governo britannico,
discutendo sulle dipendenze da smartphone, ha pensato di porre un limite di
tempo all’uso dei social da parte dei giovani, per evitare che li influenzino
negativamente. (“Studenti Drogati da Internet e Social: in Europa si Passa alle
Contromisure”). In ogni caso, oltre alle restrizioni, che secondo molti non
sono utili dato che non educano i giovani al corretto utilizzo dei dispositivi,
bisognerebbe invece attuare delle campagne di sensibilizzazione sulle nuove
dipendenze ed istituire anche in Europa (come è già stato fatto in Giappone)
dei centri di reintegrazione sociale per gli Hikikomori, che hanno bisogno di
essere incoraggiati e sostenuti, soprattutto dai genitori.
Pietro Triberio - classe 4A1