sabato 17 novembre 2018

I social e le nuove tecnologie

Amici o aguzzini?

Immagine tratta da internet
Negli ultimi anni il settore tecnologico e informatico è il protagonista di un continuo sviluppo. Infatti l’umanità ha fatto passi da gigante in numerosissimi campi, da quello medico a quello dello svago, grazie all’avanzamento tecnologico che ha apportato notevoli cambiamenti utili a semplificare la vita e il lavoro delle persone.
In campo medico, con l’aiuto di innovativi strumenti di ricerca, gli studiosi sono riusciti a trovare le cure a malattie prima definite “mortali”; nel campo dei trasporti sono stati introdotti veicoli ibridi o totalmente elettrici che nel futuro (non tanto remoto) sostituiranno i vecchi veicoli inquinanti; infine la nascita dei social network ha permesso la comunicazione tra persone geograficamente distanti, la condivisione di foto e video di momenti importanti e ha anche creato un nuovo modo di fare amicizia con persone che condividono gli stessi interessi e che, forse, non si sarebbero mai incontrate nel “mondo reale”.
Come tutte le innovazioni, anche quelle tecnologiche e multimediali hanno i loro pro e i loro contro; in particolar modo i social, se non utilizzati diligentemente, possono arrecare danni psicologici alle persone, soprattutto ai più giovani, i quali non sanno ancora darsi dei limiti. Per l’appunto, come sostiene Viviana Olivieri autrice dell’articolo “Dipendenza dalla rete: Come può il computer crearci problemi”, sta aumentando il numero di ragazzi (ma in minor parte anche adulti) dipendenti da giochi online, social network e chat. Tale fenomeno ha colto gli psichiatri impreparati, dato che non hanno ancora sviluppato delle terapie adatte alla cura di queste nuove dipendenze patologiche. Un articolo su internet, intitolato “Io qui e il mondo fuori: il fenomeno Hikikomori”, parla dei soggetti più colpiti da una patologia simile, che vengono chiamati “Hikikomori”. Si tratta di persone che si sono gradualmente rinchiuse nella propria stanza. Sono per la maggior parte maschi, di età tra i 14 e i 30 anni, molto intelligenti e sensibili che rifiutano la vita sociale, lavorativa e scolastica uscendo raramente, solo di notte, per evitare di incontrare conoscenti, e che preferiscono dedicare le loro giornate a giochi on-line smettendo anche di rispondere agli amici e interrompendo persino i rapporti con i genitori, che sovente sono costretti a lasciar loro il cibo davanti la porta per evitare che digiunino. Matteo Lancini, psicoterapeuta che si occupa del fenomeno, sostiene che la loro “è una forma di protesta sociale e un grido di dolore, nato dal fatto di non sentirsi adeguati alla società odierna e dall’essere schiacciati dalla competizione”. Dice inoltre che questi ragazzi vedono l’isolamento come unica salvezza e che la causa non è soltanto il bullismo, bensì può partire dal semplice evitamento delle situazioni sociali fino ad arrivare al completo distaccamento della società, anche se per dei motivi caratteriali dell’individuo, come sostiene uno studio belga.
Ad ogni modo, in molti Paesi si sta cercando un modo per far uscire questi giovani dal circolo vizioso dell’isolamento ed evitare che altri ragazzi vi rimangano intrappolati. Ad esempio il ministro per la digitalizzazione Matt Hancock ha riferito che il governo britannico, discutendo sulle dipendenze da smartphone, ha pensato di porre un limite di tempo all’uso dei social da parte dei giovani, per evitare che li influenzino negativamente. (“Studenti Drogati da Internet e Social: in Europa si Passa alle Contromisure”). In ogni caso, oltre alle restrizioni, che secondo molti non sono utili dato che non educano i giovani al corretto utilizzo dei dispositivi, bisognerebbe invece attuare delle campagne di sensibilizzazione sulle nuove dipendenze ed istituire anche in Europa (come è già stato fatto in Giappone) dei centri di reintegrazione sociale per gli Hikikomori, che hanno bisogno di essere incoraggiati e sostenuti, soprattutto dai genitori. 

Pietro Triberio - classe 4A1