venerdì 8 marzo 2019

Questione di umanità

Se questo è un uomo.... io non sono un uomo



Foto scattata da Noemi Iabichella 3 GR - Treno della Memoria 2018

“Se questo è un uomo” è il titolo della poesia introduttiva dell’omonimo libro in cui Primo Levi descrive la sua esperienza nei lager nazisti. È un’esperienza che dimostra la crudeltà e l'egoismo dei persecutori nazisti. Nel libro si parla della cosiddetta “Shoa” e la poesia descrive proprio la condizione dell’uomo all’interno dei lager. Quello non è più un uomo, perché ha perso tutto: i suoi vestiti, i suoi occhiali, il rispetto degli altri, il suo nome, la sua identità.
La prima volta che mi venne spiegato
questo termine frequentavo la scuola elementare. Da quel momento ho sempre pensato che fosse qualcosa di impossibile, non arrivavo a capire il senso del comportamento di certa gente, il senso del discriminare, torturare e, addirittura, bruciare vive migliaia di persone. Con il passare del tempo cominciavo a rendermi conto che, purtroppo, era tutto vero, scoprivo sempre più dettagli che mi facevano rabbrividire.
Ogni anno, il 27 gennaio i professori ci portavano in auditorium per farci vedere i soliti documentari. Per me era solo un'ora di “svago”, un'ora in meno di lezione per scherzare con i compagni. Solo dopo qualche anno, mi sono accorto di quanto ero ingenuo e di quanta tristezza e crudeltà c'era dentro la semplice parola “shoa”.
Quando ho cominciato a capire, non mi bastavano più i classici documentari, volevo scoprire sempre di più; cercavo ovunque, sui libri, sul web, fino a quando ho scoperto che a capo di tutto questo c'era Hitler, un uomo di cui avevo sentito parlare, ma del quale non potevo immaginare la crudeltà. Hitler, capo del partito nazista, era un governatore tedesco che puntava sullo sterminio degli ebrei e non solo, per purificare la razza tedesca. Secondo lui, gli ebrei erano la rovina del popolo e quindi, dopo averli chiusi nei campi di concentramento, dovevano essere bruciati vivi. In questi anni, quante frasi ho letto, scritte da ragazzi ebrei, che si riferivano ai ragazzi che non praticavano l'ebraismo! Frasi che fanno capire come nella mente dei ragazzi del tempo non ci fosse nessuna forma di diversità.
Frasi come questa: “eravamo tutti uguali, amici, condividevamo molte cose e avevamo molto in comune, niente di diverso, eravamo solamente ebrei”.
Ebbene, colui che non era un uomo non era chi viveva nel lager, ma proprio colui che aveva progettato tutto questo. E se ancora oggi qualcuno continua a chiamarlo uomo, io gli rispondo che “Se questo è un uomo, io non sono un uomo”.
Al seguente link l'appello di giovani studenti Toscani per la Giornata della Memoria

Alfredo Calabrese - classe 3 CA1