lunedì 15 aprile 2019

La normalità di essere diversi

La diversità è Up

Lo scorso 22 Marzo le classi seconde dell’Istituto Archimede si sono recate al cineteatro Aurora a vedere il film-documentario Up and Down - un film normale. L’iniziativa è stata possibile grazie al progetto “Scuola e cinema”. Il film è la storia, che si trasforma poi in un’avventura, di una compagnia teatrale che
vuole realizzare uno spettacolo nei più importanti teatri d’Italia, i protagonisti di questo spettacolo sono cinque ragazzi con la sindrome di Down e un ragazzo autistico, accompagnati in questo lungo viaggio da Paolo Ruffini, direttore del film insieme a Lamberto Giannini. Il titolo del film è un po’un gioco di parole che vuole mettere in evidenza il fatto che questi ragazzi Down sul palco diventano Up: siamo un po’ tutti cosi, Up quando siamo felici e Down quando siamo tristi. Giannini insegna a questi ragazzi non solo a recitare bene, ma anche ad esprimersi secondo il loro carattere e la loro personalità. Mi è piaciuto molto il fatto che né Ruffini né Giannini trattano questi ragazzi in maniera “diversa”, ma come persone “normali”, che possono essere richiamati o elogiati a seconda della situazione. I ragazzi oltre che progetti lavorativi hanno anche progetti privati: come quello di creare una propria famiglia. Molti di loro, inoltre, hanno anche dei talenti, infatti c’è chi canta, chi fa le imitazioni e persino chi si diverte ridicolizzando gli altri. Viene spontaneo a questo punto chiedersi cosa significa essere normali. Normalità significa libertà di essere diversi, significa essere unici nella nostra diversità. Sono molte le scene che in questo film mi hanno fatto ridere, ma ce ne sono altrettante che mi hanno fatto commuovere, come gli abbracci tra Paolo Ruffini e i veri protagonisti del film, abbracci sinceri e calorosi in cui si scambiano affetto vero. Durante la visione del film mi hanno colpito molte frasi, ma quella che preferisco è quella che pronuncia Paolo Ruffini riferendosi ad una sua foto scattata insieme ai ragazzi e postata sui social network, dove un utente commenta con:”Non vedo differenza tra la faccia di Ruffini e quella dei ragazzi Down”. E Ruffini, con disinvoltura, risponde semplicemente: “E infatti non c’è”. Questo film mi ha fatto capire che i ragazzi che soffrono della sindrome di Down, sono capaci di fare grandi cose come le persone definite “normali”,che poi, secondo me, nella nostra normalità siamo tutti un po’ diversi.


Erica Puccia e Amelia Di Quattro - classe 2T1