sabato 8 febbraio 2020

“La fedeltà e l’orgoglio di appartenere alle Fiamme Gialle”


“I.M.I  n°55190: storia di un eroe”

Per concludere anche quest’anno le attività inerenti la giornata della memoria, giorno 3 febbraio 2020 tutte le quinte dell'istituto Archimede sono state invitate ad assistere presso l’Aula Magna alla presentazione del libro dedicato a Calogero Modica, illustrato direttamente dall’autrice Caterina Modica, ex docente di Italiano e Latino nei Licei di Modica, nonché figlia del protagonista di questo racconto autobiografico.
Il libro intitolato “I.M.I. n°55190”, ovvero internato militare italiano è il racconto dell’esperienza bellica di un giovane che nel 1939, per sfuggire all’amarezza di lavori precari, riesce ad arruolarsi nel Corpo della Guardia di Finanza e nel 1940 parte come volontario sul fronte greco albanese alimentato dal suo orgoglio di appartenere alle cosiddette Fiamme Gialle e con la speranza di riscattarsi come uomo attraverso le gesta di gloria. Durante la presentazione la professoressa Modica ha alternato momenti dedicati all’illustrazione e contestualizzazione di fatti storici dell'epoca, altri dedicati ai motivi per cui è stata spinta a scrivere questo libro e alla fine ha letto alcuni passi estrapolati dal testo. La figlia ha voluto sia esaudire un desiderio del padre, il quale le aveva lasciato tanti quadernetti con tutti i suoi scritti, sia riscattare quei militari fatti allora prigionieri dai tedeschi e considerati dapprima da molti erroneamente anche collaboratori dei tedeschi. L’autrice ci racconta dei viaggi e delle dure prove che dovette superare il padre considerato da lei stessa  “Eroe della quotidianità”. Durante la lettura si individuano tre punti salienti di riflessione che la professoressa Modica ha sottolineato. Un primo punto fondamentale è la disumanità con cui vennero trattati il padre e tanti altri internati, costretti a lavorare tante ore al giorno e lasciati quasi privi di cibo e di acqua. Da uno degli ultimi capitoli che l’autrice ha letto si capisce però come la guerra sia qualcosa che vogliono solo i governanti, ma che sacrifica tutte  le popolazioni. Infatti Calogero, quando viene internato nell’ultimo campo di concentramento  ormai rassegnato al suo triste destino, riesce a scorgere un po’ di luce solo alla vista di una pattumiera ancora piena;  fortunatamente le donne tedesche sbucciavano le patate in modo grossolano e Calogero aveva la speranza di trovare qualche buccia. Con grande fortuna riesce a recuperarne qualcuna, ma nel frattempo si sente anche osservato da occhi pieni di paura che rendono timoroso anche lui. Da quell’incontro casuale con tre bambine tedesche lui trova salva la vita. Ogni giorno le tre bambine lasciano dietro una catasta di legna qualcosa da mangiare, una mela ragrinzita, una patata al forno che in qualche modo incoraggiano il giovane finanziere a non mollare. Nell’aprile 1945, quando viene liberato, inizia il suo lungo viaggio ancora disperato per il ritorno a casa timoroso che la guerra si fosse portata via la sua mamma e tutti i suoi cari. Con grande gioia riscopre invece, che la famiglia si è anche allargata. Piano piano inizia il suo percorso verso la normale quotidianità, ma qualcosa in lui è cambiato, in particolare il suo senso di patria. Ed ecco il terzo punto: se prima Mussolini, il Re e tutte le istituzioni speciali erano da lui considerate la patria, ora questi erano sostituiti dalla fumante e deliziosa pasta col pomodoro che le sorelle avevano preparato in suo onore, dai suoi cari e dalle case distrutte dai bombardamenti che dovevano essere ricostruite.

Lucia Sarta - classe 5S1