mercoledì 27 maggio 2020

"Si sopravvive di ciò che si riceve ma si vive di ciò che si dona."

Silvia Romano libera!

Immagine tratta dal web
Il ritorno di Silvia è stato una sorpresa per  tutti  perché si pensava che le fosse successo il peggio, fortunatamente non è stato così. Grazie all’Intelligence italiana è riuscita a tornare in Italia concludendo così il periodo buio e di sofferenza per lei e la sua famiglia, con cui è rientrata tranquillamente a Milano.
Silvia Romano è una ragazza milanese e ha 25 anni. Nel febbraio del 2018 si laurea in mediazione linguistica. Poco dopo la ragazza venticinquenne parte per l’Africa per svolgere la sua seconda missione di volontariato con l’associazione Africa Milele Onlus, un’organizzazione con sede a Fano che riguarda i progetti sul sostegno dell’infanzia. Silvia è stata rapita il 20 novembre del 2018, in Kenya, ed è stata tenuta prigioniera per 18 mesi. È stata spostata in covi diversi dato che ogni 3 mesi veniva spostata. Ronald Kazungu Ngala, uno dei ragazzi che Silvia aiutava, era nell’ufficio dell’organizzazione quando è accaduto l’episodio del rapimento di Silvia. Il ragazzo è un testimone oculare su quanto è accaduto e racconta che i rapinatori hanno fatto  irruzione nell’ufficio con fucili e machete  pensando di  trovare la “donna bianca”. Il ragazzo disse loro che era già andata via, ma loro non credendogli  fecero  irruzione in un’altra stanza  dove trovarono Silvia. Ronald sentì  i rapinatori schiaffeggiarla  e legarle le mani dietro la schiena, ma sentì  anche la ragazza chiedere  aiuto. Lui seguì  i rapinatori ma lo colpirono da dietro perdendo i sensi, quindi non riuscì ad aiutare la ragazza. Silvia attraversò la Somalia per arrivare in Kenya, un viaggio lungo, che fece a piedi, con animali da soma e infine in auto. Viene liberata il 9 maggio 2020 e racconta tutto quello che ha passato durante i 18 mesi di prigionia. I primi mesi era molto sconfortata dalla paura di non poter più abbracciare i suoi cari. Lei chiede un quaderno ai suoi rapinatori dove scrivere tutti i suoi pensieri, in questo modo, si confortava. Una volta liberata la ragazza smentisce che su di lei sono state fatte violenze, in quanto i rapinatori non l’hanno mai toccata. Spiega che è stata chiusa in una stanza da sola, da lì ha trovato la luce solo nella via dell’islam. In queste condizioni difficili Silvia si converte all’islam, assumendo il nome di Aisha.  La scelta di convertirsi all’Islam non è stata una scelta obbligata, ma una scelta sua. Penso che il suo ritorno sia stato una cosa inaspettata per tutti e sicuramente bella; dovremmo accettarla e non giudicarla come una terrorista.

Francesca Minardo - classe 3A1