Incontro con la dottoressa Viola Candiano
Immagine tratta dalla pagina Facebook Sportello antiviolenza "Fuori dall'ombra" Modica |
Che ruolo svolge
esattamente all’interno di questo sportello antiviolenza sulle donne?
Il
mio lavoro consiste nel capire il livello di drammaticità della situazione vissuta
dalla donna, quindi, approfondire la violenza che la donna che chiede aiuto ha
subito, i tipi di violenza che le sono stati imposti e con che frequenza li
abbia subiti.
Come si fa a entrare a
far parte di questo sportello?
Tutti
possono entrare a farne parte, a patto però di aver frequentato un corso per
diventare operatrice, in quanto questo è imposto dallo Stato.
Qual è la realtà di
Modica e come si presenta?
La
nostra è una realtà sommersa, in quanto proporzionalmente ai territori e alla
popolazione di cui si occupa lo sportello (anche Pozzallo, Scicli…) ci sono
numerosi casi riguardanti tutti i tipi di donne, da quelle appartenenti ai ceti
sociali più alti fino a quelle appartenenti ai ceti sociali medi. Vengono
subite violenze sia fisiche che economiche o psicologiche. Le donne sono molto
più propense a chiedere aiuto oggi rispetto agli anni precedenti, infatti,
prima avevano paura di essere viste allo sportello, però, grazie anche alle
forze dell’ordine e ai dottori, le donne oggi hanno un po’ di coraggio in più.
Qual è la differenza tra
il termine psichico e psicologico?
Il
termine psichico riguarda proprio i meccanismi mentali, mentre il termine
psicologico abbraccia una sfera più ampia del termine e, quindi, si riferisce
anche all’aspetto cognitivo e relazionale.
Quali sono i casi più
frequenti di violenza?
È
molto frequente la violenza psicologica, infatti, alla base di una violenza
fisica c’è sempre quella mentale. Nessuno deve permettersi di mancarci di
rispetto anche con semplici frasi quali “non sei capace di fare niente”, anche
perché si può benissimo imparare. Un altro tipo di violenza è quella economica
che si ha quando la donna si trova ad essere dipendente dall’uomo e a non poter
lavorare perché l’uomo non è d’accordo; si tratta, quindi, di una sorta di violenza
familiare. Quest’ultimo tipo di violenza va di pari passo ovviamente con quella
psicologica.
C’è un’età in cui la
violenza è più frequente?
Rispondo
con dei veri e propri dati statistici. Sono state fatte delle medie tra le
donne che si presentano allo sportello e quelle che non lo fanno, dai 15 ai 70
anni, e si è scoperto che la maggiore violenza sulle donne è compresa tra i 30
e i 45 anni.
Cosa ne pensa del
maschicidio?
In
generale, può capitare che una donna uccida un uomo, la maggior parte delle volte
spinta dagli stessi motivi degli uomini nei femminicidi. Per esempio il caso
del modicano Peppe Lucifora, ucciso molto probabilmente da un suo amante nel
novembre del 2019, può essere quasi definito come un femminicidio ma al
maschile.
Ci parli dello stalking.
Lo
stalking consiste in dei comportamenti ripetitivi che tendono a tenere sotto
controllo una persona; la difficoltà nel riconoscerlo è quella di distinguerlo
dalle molestie. Nello stalking la vittima viene messa in una condizione di
ansia perenne. Questo comportamento generalmente si ha da un ex fidanzato o ex
marito, o da un individuo che non ha nessun legame con la vittima e che,
quindi, sceglie il bersaglio in base a un comportamento o al colore dei
capelli. La vittima di stalking si distingue da quella che subisce molestie in
quanto ha sempre paura di uscire e si guarda sempre attorno per paura di
ritrovarsi lo stalker dietro, come per esempio è accaduto a una ragazza che,
dopo essersi lasciata con il suo fidanzato, è stata soggetta a stalking proprio
da parte di quest’ultimo che le inviava messaggi, come “hai lasciato il
finestrino aperto”, che la mettevano sempre in uno stato di allerta e tensione
continua.
Qual è stato il caso più
eclatante da lei finora affrontato?
Quello
di una donna che da poco ha lasciato il suo ex marito dopo circa 25 anni di
violenze. La signora è arrivata allo sportello ed è stata all’inizio
identificata come eventuale vittima di violenza economica, in quanto il marito
voleva farle contrarre dei debiti per incastrarla e per non farla allontanare
da lui. La forza della donna è stata la figlia, infatti, ha chiuso con il
marito proprio quando la figlia si è diplomata.
A chi si deve rivolgere
una donna soggetta a violenza e come si deve muovere se ha bisogno di aiuto?
In
casi di emergenza bisogna chiamare sempre le forze dell’ordine, quindi il 112 o
il 113, mentre in caso di minore necessità, o comunque non immediata, ci si può
rivolgere allo sportello antiviolenza o recandosi lì o scrivendo e chiamando. Il
numero di telefono dello sportello si trova anche sui social network. A causa
della diffusione del Covid-19 e, quindi, dell’impossibilità di potersi recare
allo sportello per avere l’aiuto delle operatrici, abbiamo creato uno sportello
online; due volte a settimana, il lunedì dalle 11 alle 12 e il giovedì dalle 17
alle 18, delle operatrici a turno sono disponibili su Facebook (sulla pagina Sportello
antiviolenza “Fuori dall’ombra” Modica) per chattare con chi ha bisogno del
nostro aiuto, oppure siamo disponibili anche su Skype o tramite l’email sportellofuoridallombra@gmail.com per fissare un appuntamento.
Lo sportello
antiviolenza collabora con il pronto soccorso dell’ospedale di Modica?
Sì,
le operatrici collaborano con il primario del pronto soccorso di Modica, il
dottore Polara. Molte volte, infatti, è direttamente il pronto soccorso a
chiamare lo sportello in caso di necessario allontanamento della donna dal
nucleo familiare per spostarla in una casa-rifugio lontana il più possibile
dalla sua abitazione. Queste case-rifugio sono presenti anche nella nostra
provincia.
Dal punto di vista
legale, c’è una collaborazione con i tribunali?
Sì,
soprattutto con il tribunale dei minori che, in caso di allontanamento di una
madre, collabora immediatamente cercando una soluzione che faccia stare bene
sia la donna sia i minori in questione.
Come si comporta l’uomo
che scopre che la propria donna si è recata allo sportello? Ci possono essere
ritorsioni anche contro le operatrici del centro?
Per
quanto mi riguarda, raramente ho paura quando arrivano delle donne allo
sportello, e questo anche perché quando mariti o compagni delle donne vengono a
parlare con le operatrici sono sempre riuscita a gestirli bene e a risolvere la
situazione senza danneggiare ulteriormente la condizione della donna. Una volta, però, in un primo incontro
con una donna, mi sono resa conto che il marito, quindi il maltrattante, era
davvero un uomo violento, una persona che più volte aveva utilizzato le percosse
fisiche anche mandando la moglie all’ospedale. A un certo punto, alla donna
squilla il telefono, era una videochiamata da parte del marito fatta per averla
sempre sotto controllo. La donna è andata subito in panico e, in quel momento, anch’io
ho provato timore per lei perché aprendo la videochiamata l’uomo avrebbe subito
capito che la moglie non era a casa. Sia io che le altre operatrici allora le
abbiamo consigliato di spegnere la connessione dati e di recarsi subito a casa.
Il marito, dopo essersi accorto che la moglie aveva rifiutato le sue chiamate
ripetutamente, è andato subito a casa e la moglie è riuscita fortunatamente a
gestire la situazione nel migliore dei modi, non mentendo al marito ma
dicendogli la verità, cioè che si era recata da una psicologa per riuscire a gestire
i problemi della coppia. La situazione non è degenerata, ma in quell’occasione
ho temuto davvero che la donna potesse subire altre percosse violente.
L’intervista
si è conclusa con i nostri ringraziamenti alla dottoressa per aver messo a
disposizione il suo tempo e per aver risposto alle nostre domande. Secondo noi
è giusto essere ben informate su argomenti così difficili per saper cogliere
determinate situazioni e atteggiamenti e sapere cosa fare in caso di necessità
e di bisogno di aiuto.
Alice Caccamo – Classe 3^ T1