La scuola al tempo di mia nonna
Foto di Andrea Lo Presti |
La scuola è sempre stata come adesso o è cambiata nel
tempo?
Mia nonna mi ha raccontato che sua madre ha fatto solo la prima elementare e suo padre era analfabeta. Sua sorella è arrivata fino in terza elementare, mentre lei ha finito il ciclo delle elementari, arrivando in quinta. La scuola iniziava sempre il 20 ottobre e finiva il 24 giugno.
Mi descrivi come erano le classi, se c'erano gli stessi banchi, utensili.
Di solito le classi erano tutte divise tra maschi e femmine. Le aule erano grandi, ma spoglie e la cattedra era sopra una pedana. I banchi erano decisamente diversi da come li abbiamo ora. Erano di legno, avevano il calamaio incorporato ed erano disposti in file ordinate. Mia nonna ha frequentato una scuola di campagna. C’era una sola maestra che si occupava di tutti gli alunni, dalla prima alla quinta elementare, contemporaneamente. Tutti indossavano un grembiule nero: i maschi col fiocco blu, le femmine col fiocco bianco. Gli utensili erano decisamente diversi da quelli di ora. Una volta i docenti usavano solo un libro di lettura e un sussidiario, nel quali si trattavano tutte le materie, per scrivere si usava un pennino col calamaio, le matite duravano un anno e avevi a disposizione due quaderni per tutte le materie. La nonna mi ha detto che, siccome erano sei figlie, all’inizio dell’anno scolastico le compravano mezza matita.
Chi erano gli insegnanti?
La nonna aveva una maestra che veniva da Ragusa e viveva a Chiaramonte in una casa affittata. Un anno ha avuto anche un maestro. Mi ha detto che c’erano molti maestri maschi.
Le materie che si studiavano erano: storia, italiano, geografia, matematica, scienze e disegno. Niente lingue straniere o informatica o tecnologia. In prima c’era bella scrittura. Ha imparato tante poesie a memoria e le ricorda ancora oggi.
Fino a quale classe hai frequentato? Se hai interrotto gli studi perché lo hai fatto?
Mia nonna ha frequentato fino alla quinta elementare perché la scuola a quei tempi costava molto e non tutti potevano permettersi di mandare i propri figli a scuola. Da qualche anno si poteva andare alle medie, ma i suoi genitori non le hanno permesso di iscriversi e si è fermata alla scuola dell’obbligo.
Come si comportavano gli insegnanti e gli alunni?
Un insegnante andava rispettato, gli alunni si alzavano per salutarlo quando entrava. Un alunno non si sarebbe mai permesso di rispondere in maniera sgarbata alla maestra, altrimenti c’era una bella punizione.
Che tipo di punizioni ricordi?
Le punizioni corporali che una volta attuavano nelle scuole erano decisamente drastiche. Se ti andava bene, ti mandavano dietro la lavagna, con la testa rivolta verso il muro; se ti andava male, ti mettevano le cosiddette “orecchie d’asino”: due imbuti di carta che si applicavano sulle orecchie come esempio negativo da non seguire. Un’altra possibilità era quella di far accomodare l’ultimo della classe nel “ciuccio banco”, soprannominato “il banco degli asini”, un banco che veniva sistemato appositamente in fondo all’aula lontano da tutti gli altri. La peggiore delle punizioni che ti poteva capitare era l’umiliazione davanti ai coetanei. Altro metodo punitivo molto drastico, era quello di far inginocchiare il malcapitato su uno strato di ceci o fagioli secchi. Un’altra abitudine punitiva molto dolorosa era quella delle “bacchettate” sulle mani o sui glutei, con verghe di salice fornite spesso dagli stessi alunni che, così facendo, pensavano di farla franca. Questa punizione poteva venire attuata dal maestro quando diceva: “Ora proviamo la bacchetta che mi avete appena portato per vedere se funziona a puntino”. La bacchetta e i ceci sono il simbolo di una scuola che praticava la punizione corporale come metodo educativo. Una punizione invece indolore era il ricopiare svariate volte una stessa pagina di quaderno, denominata dai latini “repetita iuvant”, ovvero “le cose ripetute giovano”.
Mia nonna mi ha raccontato che sua madre ha fatto solo la prima elementare e suo padre era analfabeta. Sua sorella è arrivata fino in terza elementare, mentre lei ha finito il ciclo delle elementari, arrivando in quinta. La scuola iniziava sempre il 20 ottobre e finiva il 24 giugno.
Mi descrivi come erano le classi, se c'erano gli stessi banchi, utensili.
Di solito le classi erano tutte divise tra maschi e femmine. Le aule erano grandi, ma spoglie e la cattedra era sopra una pedana. I banchi erano decisamente diversi da come li abbiamo ora. Erano di legno, avevano il calamaio incorporato ed erano disposti in file ordinate. Mia nonna ha frequentato una scuola di campagna. C’era una sola maestra che si occupava di tutti gli alunni, dalla prima alla quinta elementare, contemporaneamente. Tutti indossavano un grembiule nero: i maschi col fiocco blu, le femmine col fiocco bianco. Gli utensili erano decisamente diversi da quelli di ora. Una volta i docenti usavano solo un libro di lettura e un sussidiario, nel quali si trattavano tutte le materie, per scrivere si usava un pennino col calamaio, le matite duravano un anno e avevi a disposizione due quaderni per tutte le materie. La nonna mi ha detto che, siccome erano sei figlie, all’inizio dell’anno scolastico le compravano mezza matita.
Chi erano gli insegnanti?
La nonna aveva una maestra che veniva da Ragusa e viveva a Chiaramonte in una casa affittata. Un anno ha avuto anche un maestro. Mi ha detto che c’erano molti maestri maschi.
Le materie che si studiavano erano: storia, italiano, geografia, matematica, scienze e disegno. Niente lingue straniere o informatica o tecnologia. In prima c’era bella scrittura. Ha imparato tante poesie a memoria e le ricorda ancora oggi.
Fino a quale classe hai frequentato? Se hai interrotto gli studi perché lo hai fatto?
Mia nonna ha frequentato fino alla quinta elementare perché la scuola a quei tempi costava molto e non tutti potevano permettersi di mandare i propri figli a scuola. Da qualche anno si poteva andare alle medie, ma i suoi genitori non le hanno permesso di iscriversi e si è fermata alla scuola dell’obbligo.
Come si comportavano gli insegnanti e gli alunni?
Un insegnante andava rispettato, gli alunni si alzavano per salutarlo quando entrava. Un alunno non si sarebbe mai permesso di rispondere in maniera sgarbata alla maestra, altrimenti c’era una bella punizione.
Che tipo di punizioni ricordi?
Le punizioni corporali che una volta attuavano nelle scuole erano decisamente drastiche. Se ti andava bene, ti mandavano dietro la lavagna, con la testa rivolta verso il muro; se ti andava male, ti mettevano le cosiddette “orecchie d’asino”: due imbuti di carta che si applicavano sulle orecchie come esempio negativo da non seguire. Un’altra possibilità era quella di far accomodare l’ultimo della classe nel “ciuccio banco”, soprannominato “il banco degli asini”, un banco che veniva sistemato appositamente in fondo all’aula lontano da tutti gli altri. La peggiore delle punizioni che ti poteva capitare era l’umiliazione davanti ai coetanei. Altro metodo punitivo molto drastico, era quello di far inginocchiare il malcapitato su uno strato di ceci o fagioli secchi. Un’altra abitudine punitiva molto dolorosa era quella delle “bacchettate” sulle mani o sui glutei, con verghe di salice fornite spesso dagli stessi alunni che, così facendo, pensavano di farla franca. Questa punizione poteva venire attuata dal maestro quando diceva: “Ora proviamo la bacchetta che mi avete appena portato per vedere se funziona a puntino”. La bacchetta e i ceci sono il simbolo di una scuola che praticava la punizione corporale come metodo educativo. Una punizione invece indolore era il ricopiare svariate volte una stessa pagina di quaderno, denominata dai latini “repetita iuvant”, ovvero “le cose ripetute giovano”.
Andrea Lo Presti –
Classe 1^ T1