lunedì 15 novembre 2021

Modica, tra passione e passato

Presentazione dell’associazione culturale “Dal ventre di Modica”



Foto di Giovanni Giannì - 5^ CA1

Che cos’hanno in comune un nostro studente, Simone Garaffa della 3^ GR2, e la sua vicina di casa Lucia Cannata? Per scoprirlo la redazione di “Eureka” ha deciso di intervistarli nel primo pomeriggio del 9 novembre. Per l’occasione abbiamo “occupato”, pacificamente, la Vicepresidenza e ci siamo lasciati trasportare da storie e misteri antichi che Simone e Lucia vogliono portare alla luce “Dal ventre di Modica”, nome che hanno scelto per la loro associazione culturale.

Come vi siete conosciuti?

Simone È stata colpa di mia madre perché, a parte il fatto che io e Lucia siamo vicini di casa, mia madre qualche anno fa dopo l’incidente alle scuole che ha provocato la morte di una maestra ha deciso di aprire un comitato insieme ad altre persone e Lucia ne faceva parte. Poi col passare del tempo ci siamo uniti di più perché ho preso una cagnolina e lei mi ha aiutato e tutt’ora mi aiuta a gestirla.

Com’è nata questa iniziativa? Chi dei due ha avuto l’idea?

Simone L’idea è venuta a tutti e due, però a coinvolgermi di più è stata Lucia perché io, non avendo esperienza, non sapevo neanche come la mia idea si potesse realizzare.

Lucia Io sono dedita ai giovani. Ho due figli, uno di ventidue anni e uno di ventotto anni, che ho sempre seguito nella scuola e nello sport; il piccolo ha preso la licenza media al serale, mentre il grande ha frequentato la Ragioneria ottenendo dei buoni voti però poi ha deciso di andare a lavorare. Visto e considerato il periodo in cui siamo, non c’è lavoro, ho sempre detto ai miei figli che non pretendevo da loro che fossero dei geni ma che avessero almeno una certa cultura, cosa che li può aiutare in futuro. Ripeto, sono molto vicina ai giovani e visto che non sono riuscita a coinvolgere i miei figli ho chiesto a Simone se era interessato a scoprire i “misteri” di Modica, cosa che io faccio da anni; infatti, ci sono molte cose a noi sconosciute della nostra città.

Simone Io amo i misteri. Fin da piccolo mi è sempre piaciuto andare a scoprire i segreti oscuri delle persone, dell’umanità; quindi mi sono detto: - Perché non cogliere al balzo questa occasione per poter scoprire qualcosa di più della mia città natale?!

Qual è lo scopo dell’associazione?

Lucia Sono tre i principali scopi di questa associazione: la passione, la cultura personale e un futuro lavorativo per i nostri giovani che sono e saranno il simbolo di questa società. Noi modicani abbiamo una storia bella, basta saperla ricercare e rispettare; voglio essere positiva, secondo me questa associazione aprirà ai giovani tantissime strade e spero di riuscire a coinvolgerne tanti. L’idea è quella di allargarla con il tempo, riuscendo magari a ottenere agevolazioni economiche da parte del governo comunale che ne potrà trarre vantaggi a livello turistico. L’intenzione è anche quella di creare eventi, di inserire gruppi teatrali e musicali e organizzare concorsi sulle base di ricerche dei siti e della storia stessa.

Quali saranno i prossimi passi dell’associazione?


Foto di Simone Garaffa - 3^ GR2

Lucia In questo momento stiamo lavorando a delle ricerche e nel frattempo teniamo attivo il gruppo Facebook della nostra associazione, pubblicando poesie, video, storie di personaggi illustri e il risultato stesso delle nostre ricerche. Prima della pubblicazione rileggiamo e rivediamo tutto con molta attenzione perché sappiamo che siamo responsabili del gruppo e che, quindi, dobbiamo stare attenti a quello che pubblichiamo. Io ho detto a Simone che non deve trascurare lo studio, inoltre il nostro non è un lavoro retribuito quindi ci vediamo nel tempo disponibile all’infuori degli impegni personali. Ora stiamo lavorando nel quartiere del Santissimo Salvatore dove stiamo facendo dei sopralluoghi. Il mio punto di partenza sono i libri, amo leggere. Da circa quattro anni sto lavorando sul libro “Modica e le sue chiese” di F. L. Belgiorno; leggendolo ho scoperto che in questo quartiere nel 1600 era stata eretta una chiesetta, dedicata ai Santi Quaranta Martiri, San Girolamo e San Filippo, che poi fu demolita e al suo posto sono state costruite due case. Ci siamo messi alla ricerca del punto esatto dell’ubicazione di questa chiesetta, abbiamo avuto qualche difficoltà perché neanche gli abitanti del quartiere la conoscevano. Continuando le nostre ricerche, ho scoperto che una di queste abitazioni, qualche decennio fa, era di proprietà di una mia vicina di casa. Questa signora mi ha detto che poi, in accordo con i suoi fratelli, ha deciso di donarla alla comunità del Santissimo Salvatore. C’è poco da dire sulla chiesetta, ma parleremo anche del quartiere in generale e dei “dammusi”. Alla fine di ogni nostra ricerca, vogliamo realizzare un opuscoletto per fare una mini biblioteca personale per la nostra associazione; quello sulla storia di Fanzio e Deodata è finito, dobbiamo solo farlo stampare.

Prima storia ricostruita?

Lucia La storia di Fanzio e Deodata, alla quale stavo già lavorando da due anni e che, con l’aiuto di Simone, ho finito di ricostruire. Mi avrebbe fatto piacere ricostruire la storia dei due Santi in luoghi adeguati che più rappresentavano la realtà che risale al periodo storico del primo Cristianesimo, come alla Cava d’Ispica dove c’è la Cava di Fanzio ma, anche per condizioni climatiche non favorevoli, non è stato possibile. Abbiamo iniziato facendo una presentazione in Piazza Matteotti presentando la via Santa che è la prima protagonista della storia, che poi abbiamo concluso realizzando un video.

Lucia, ci racconti questa storia?

Lucia Siamo tra il III e il IV secolo e nella Via Santa nacque e visse Santa Deodata, nome che significa o “data a Dio” o “datasi a Dio”. Il nobile modicano Fanzio sposò una giovane modicana, che ancora non aveva nome perché il nome di Deodata le è stato attribuito solo dopo che si è donata a Dio; gli sposi erano devoti agli dei, anche se, secoli prima, Paolo di Tarso era sbarcato con una nave alessandrina nei lidi di Kamarina per portare la Parola di Dio. Passarono gli anni e i due nobili modicani, non avendo ancora figli, decisero di pregare gli dei per ottenere il miracolo di un figlio. Una notte Fanzio fece un sogno: lui e sua moglie si trovavano davanti al tribunale di Dio pronti a essere condannati alle pene eterne a causa della loro pagana superstizione; a questa scena assisteva Gesù che, mosso a compassione, chiese al Padre di perdonarli. E così fu. Al suo risveglio, Fanzio raccontò tutto alla moglie ma nonostante questo la coppia non si convertì ancora al Cristianesimo. Non passò molto tempo da questo sogno che i due ebbero un figlio, Fanzino. Un giorno Fanzino, all’età di circa dodici/tredici anni, si trovò con un suo servo a cacciare nei terreni di proprietà del padre alla Cava d’Ispica e, all’improvviso, comparve loro un cervo bellissimo e si misero a rincorrerlo. Questo cervo scomparì a un tratto e loro pensarono che si fosse rifugiato in una caverna che si trovava lì vicino dove decisero di entrare. All’interno della caverna Fanzino e il suo servo trovarono, al posto del cervo, un eremita che li istruì alla fede cristiana e li battezzò. Fanzino, ritornato a casa a Siracusa dove i suoi genitori nel frattempo si erano trasferiti per motivi di commercio, raccontò loro tutto invogliandoli a convertirsi al Cristianesimo e a ricevere il battesimo. Loro si convinsero, seguirono il figlio che li portò nella grotta dove l’eremita istruì Fanzio e la moglie alla fede cristiana e poi li battezzò. Quando il proconsole venne a sapere che si erano convertiti al Cristianesimo, furono messi in prigione; quest’ultimo chiese loro se era vero che si erano convertiti alla fede cristiana e i due risposero in modo deciso di sì, consapevoli che sarebbero stati martirizzati. Mentre erano in prigione però comparve loro un angelo che preparò Fanzio e Deodata all’imminente martirio, mentre Fanzino fu liberato dalle catene; a lui l’angelo disse di andare dove Dio l’avrebbe condotto. L’Indomani moglie e marito, che avevano donato tutti i loro beni ai poveri, furono martirizzati a Siracusa. La notizia del martirio si sparse per tutta Siracusa fino ad arrivare a Modica dove, siccome erano modicani stimati e benvoluti, a loro è stata dedicata la Via Santa e il Vico Deodato, dove era nata la 
Foto di Carmelo Colombo
Santa. Durante le sue ricerche, l’archeologo Paolo Orsi ha trovato la tomba di Deodata nelle catacombe di San Giovanni a Siracusa, dove c’è un’epigrafe e dedica di un certo Siracusio, che potrebbe essere identificato o con il figlio di Deodata Fanzino, che aveva deciso di firmarsi con un nome diverso per non farsi riconoscere, o con il fratello che, all’età di sedici anni, Deodata aveva portato con lei a Siracusa e aveva cresciuto, o ancora con il vescovo che aveva battezzato Fanzio e Deodata di nome Siracusio. Sedici secoli dopo fu commissionata a un ignoto pittore la rappresentazione su una grande tela del martirio di Fanzio e Deodata, tela che si trova nella prima navata, nella prima nicchia, della chiesa di San Giorgio a Modica. Si racconta anche che Fanzino abbia fatto dei miracoli in Calabria e che alcuni reperti, a lui riferibili, siano stati trovati a Firenze.

Simone, vogliamo finire questa intervista con te. Cosa ti aspetti da questa collaborazione?

Simone Bella domanda! Mi aspetto di arricchirmi culturalmente, ampliare la mia passione per le storie e scoprire sempre di più, avere anche più costanza nello studio. La mia è una motivazione molto personale, non mi aspetto di guadagnare soldi, questo non mi interessa. Non mi interessa il successo, di essere seguito, o un guadagno monetario; il mio guadagno soprattutto deve essere dentro di me.

 

Giovanni Giannì e Rosario Baglieri – Classe 5^ CA1