Riflessioni sugli obiettivi 4 e 5 dell’Agenda 2030
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L’Agenda 2030 è stata approvata dall’ONU nel 2015 e prevede diciassette obiettivi da raggiungere entro il 2030 per uno sviluppo sostenibile.
L’obiettivo 4, che riguarda il diritto all’istruzione, è un punto da non sottovalutare: il suo raggiungimento sarà un grande passo avanti per lo sviluppo e il cambiamento di alcuni paesi, perché fornire educazione di qualità e opportunità di apprendimento alle nuove generazioni potrebbe essere la svolta.
Nei paesi in cui non hanno mai avuto la possibilità di studiare, le nuove generazioni diventerebbero il pilastro della società, cambierebbero i modi di vedere le cose, si andrebbe incontro a un aumento di giovani e adulti con competenze specifiche, anche tecniche e professionali, per l’occupazione, per posti di lavoro dignitosi. È chiaro che i paesi più poveri non potranno risolvere i problemi soltanto con l’opportunità di apprendimento, ma è comunque un passo verso quella che viene vista e definita come la normalità. Mettendo pure la scuola e la formazione obbligatorie si andrebbe a riscontrare un grande calo dello sfruttamento minorile. Un altro vantaggio è la possibilità di farsi una cultura, di affrontare tutti gli argomenti di attualità; infatti, se noi oggi ci ritroviamo qua a parlare di questo obiettivo dell’Agenda 2030, se ci siamo fatti un minimo di cultura, se abbiamo affrontato temi che ci hanno fatto crescere, che ci hanno fatto riflettere e ci hanno dato molte risposte, è grazie alla scuola, proprio quella che una buona parte dei ragazzi vive come un peso, proprio quella che abbiamo da sempre sottovalutato solamente perché abbiamo sempre avuto l’opportunità di poterla frequentare. Questo conferma la teoria che ci accorgiamo dell’importanza di quello che abbiamo solamente quando lo perdiamo. Non è giusto che non tutti possano avere la grande opportunità di studiare.
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L’obiettivo 5, invece, riguarda la parità di genere tra uomo e donna, che purtroppo non è ancora stata raggiunta nella sua pienezza. Il principio dell'uguaglianza di genere tra uomo e donna è un problema che riguarda il mondo intero; esso è esplicitamente trattato nella “Dichiarazione universale dei diritti umani” e prevede che uomini e donne siano trattati allo stesso modo, senza favoritismi nei confronti dell’uomo e senza discriminazioni nei confronti della donna, solo perché
donna.
Le donne si sono sempre battute per il raggiungimento dei loro diritti, con manifestazioni e movimenti come quello delle suffragette. La situazione è palesemente più grave nei paesi dell’entroterra, ancora in via di sviluppo, dove il divario tra uomo e donna è ancora molto ampio a causa anche delle strutture patriarcali che vi sono.
Occorre dire, purtroppo, che anche se le donne hanno ottenuto parte dei diritti che spettavano loro, continuano ad avere meno voce in capitolo degli uomini per quanto riguarda l’ambito lavorativo, per quanto riguarda decisioni di qualsiasi natura o carattere. Ciò accade perché il più delle volte la donna viene ancora vista come la curatrice della casa e colei che ha il compito di proliferare. Vi sono anche nazioni in cui è vietato alle donne il diritto all’istruzione, oltre all’impossibilità di partecipare alla vita politica e lavorativa. Altre società considerano le donne come oggetti da vendere al miglior acquirente. Milioni di ragazze sono date in spose a uomini che possibilmente conoscono a malapena, solo per volere della famiglia; in alcuni casi si tratta anche delle cosiddette spose bambine. Si stima che ogni sette secondi oltre un milione di ragazze diventano spose prima dei quindici anni e settantamila ragazze nella fascia tra i quindici e i diciannove anni perdono la vita a causa di una precoce gravidanza.
È il caso, inoltre, di parlare anche delle donne che sono perennemente vittime di violenza, stupri e, nel peggiore dei casi, di femminicidio. Un esempio di queste è “fresco” e veramente molto vicino a noi: il caso di Giovanna Cantarero, conosciuta da tutti come Jenny, uccisa a colpi di pistola dall’ex ragazzo nella notte del 10 dicembre 2021 in una stradina tra Catania e Misterbianco. E si potrebbe continuare all’infinito a elencare donne vittime di femminicidio, che sono ormai quasi all’ordine del giorno.
Disparità vigono anche nell’ambiente lavorativo: rispetto a qualche anno fa le donne ne hanno preso parte, ma difficilmente arrivano a ricoprire ruoli importanti. Inoltre, altro fattore importante è quello della retribuzione: secondo un rapporto dell’ONU le donne guadagnano circa il 23% in meno degli uomini. Ciò accade perché lavorano meno ore o operano in settori di basso reddito. Esistono inoltre settori in cui le donne vengono accettate a fatica, settori quali l’informatica, l’ingegneria o la tecnologia.
La strada per il raggiungimento della parità è ancora lunga. Per migliori anni a venire occorre partire dall’educazione, sia di uomini che di donne, in modo che abbiano una sempre più grande apertura mentale. Sarà, quindi, anche compito della scuola e della politica provvedere a ciò, soprattutto per un mondo migliore.
Alfredo Calabrese e Francesco Calabrese – Classe 5^ CA1