Il coraggio di essere amici
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Amicizia
[lat. amicitia] = Affetto VIVO e reciproco tra due o più persone. SIN.
Affezione, familiarità.
Oltre alla
definizione da dizionario, credo che questa citazione completi in maniera
esaustiva il significato del termine.
Le
“Compagnie”, come le chiama lo scrittore Meneghello nel suo romanzo “Libera nos
a Malo”, sono dei veri e propri forzieri pieni d’oro da tenere ben stretti e di
cui prendersi cura, senza mai abbandonarli.
L’uomo non
nasce per stare solo. L’uomo non nasce per far nulla. Il connubio di queste due
cose fa gruppo e esperienza.
Durante il
corso della vita le compagnie possono cambiare. Ci sarà quella infantile con la
quale impareremo a staccarci dal nido familiare, poi quella adolescenziale da
cui capire il comportamento da tenere nella società e magari la compagnia
creativa con cui sviluppare progetti e idee. Tutte queste possono essere
formate dalle stesse persone, oppure no.
La Compagnia,
soprattutto negli anni dell’adolescenza, è l’istituzione, in mezzo a tutte le
altre, che dà senso e colore alla vita. È proprio di questi anni che si hanno i
ricordi migliori: gioie, amori, errori; ed è incredibile come la vita, nove
volte su dieci, ti metta davanti le persone giuste.
La
compagnia perfetta di sicuro non esiste, ma bisogna anche avere un buon senso
di adattamento.
Oltre a
quelle precedentemente nominate, c’è una compagnia che è completamente diversa
dalle altre, che ti fa guardare la vita con gli occhi del cuore.
Parlo
dell’amore.
Chi ha la
fortuna di trovare questo tipo di compagnia, si potrà rendere conto che non si
tratterà soltanto di “amore”, ma andrà a trovare anche tutte le altre
caratteristiche di un buon “compagno/a di vita”.
Troverà
amicizia, esperienze, senso di casa e famiglia, ed è per questo che quando
tutto questo viene a mancare, il dolore è forte.
Come detto
prima, “l’uomo non è fatto per stare solo”. La solitudine è un mostro che ti
logora dentro e questa cosa la può capire solo chi l’ha vissuta davvero, chi è
rimasto senza compagnia. È vero che la vita è altruista nove volte su dieci, ma
quella singola volta che rimane, è la più pesante di tutte. È un vortice che
riesce a buttarti giù.
Non è bello
stare soli, ma purtroppo capita e fa male.
Con
l’avvento dei social, il tutto si è aggravato ulteriormente. Sentirsi
abbandonati e vedere su quel micro schermo le maxi vite spettacolari dell’altra
gente, è come un pugno allo stomaco. Ci sono modi per non soffrire di ciò? Innanzitutto,
non fermarsi a guardare la vita degli altri e pensare a risolvere la propria e
poi rendersi conto ed essere consapevoli che le vite di questi non sono sempre
rose e fiori come viene mostrato su quel nemico-amico chiamato Instagram.
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Ritornando
al tema della compagnia, di sicuro la nascita delle amicizie rispetto al
passato è cambiata. Prima ci si incontrava per strada, a scuola o nelle feste
di paese, oggi le amicizie possono nascere dallo sport, da attività varie, ma
soprattutto proprio dai social, e di ciò ci siamo potuti rendere conto nel
periodo della Pandemia. Certo, non basta un “segui” per essere davvero amici,
ma può essere un inizio.
La
solitudine può essere una conseguenza di amicizie finite e queste molto spesso
finiscono crescendo, perché si tende a fare esperienze e cambiare e, quindi, a
non riconoscersi più perché non si ha più niente in comune.
Pochi sono
i casi di amicizie d’infanzia che durano fino all’età adulta.
Definirsi Amico significa avere il coraggio e assumersi la piena responsabilità di esserci sempre per l’altro sia nei belli sia nei brutti momenti.
Giuseppe Fede – Classe 5^ CA1