mercoledì 26 aprile 2023

"Molti ti diranno che non ne vale la pena, ma alla fine gli sforzi vengono ripagati"

Intervista a Stefano Bressi

 


Stefano Bressi

Diventare un giornalista affermato non è un gioco da ragazzi, ma la passione e gli sforzi alla lunga danno buoni risultati. È questo il messaggio che Stefano Bressi, giornalista e pubblicista sportivo che abbiamo intervistato telefonicamente, vuole dare a chi “da grande” volesse fare questo mestiere.

Com’è partita la tua passione per questo mestiere?

“È iniziato tutto quando ancora andavo a scuola, con l’obiettivo di diventare un telecronista. Mi affascinava il fatto di poter raccontare tramite la voce, in diretta, partite ed eventi sportivi di vario genere. Ho iniziato come tantissimi miei coetanei facendo telecronache mentre giocavo alla PlayStation o a rifare telecronache di altre partite. Poi, siccome volevo coltivare questo lato, ho capito quale fosse la strada da seguire e ho iniziato a scrivere articoli. Inizialmente da solo o a scuola e poi ho cercato di capire se qualche amico avesse questa passione in comune e mi divertivo così. Proseguendo, ho capito che mi piaceva anche fare altro e ho intrapreso questo percorso.

C’è una figura di riferimento?

“Una figura particolarmente non c’è. Ho iniziato ascoltando le telecronache di Piccinini, Compagnoni e altri grandi che mi sono sempre piaciuti moltissimo. Soprattutto, ascoltavo tanto la radio per molti motivi e, quindi, Repice già all’epoca era uno di quelli che mi piaceva di più e ora è diventata la prima voce di Radio Rai. Nel giornalismo in generale non ho avuto figure in particolare, però ho cercato di prendere un po’ di spunti da tutti quanti”.

Un evento da raccontare che ti ha segnato?

Un punto di svolta è stato quando vivevo in Calabria, dunque molto lontano dall’ambiente Milan, e ho deciso di trasferirmi appena ne ho avuto la possibilità, imparando a conoscere meglio questo mondo ed essendo più all’interno di ciò che io ho sempre trattato. La prima esperienza in tribuna stampa in uno stadio, che è stato quello di Crotone, la prima volta a San Siro da giornalista sono eventi che ti rimangono. Sono sempre stato tifoso del Milan, quindi tutto questo è come realizzare un sogno. Poi da piccolino vedevo San Siro con l’obiettivo di voler essere lì, ma in tribuna stampa. Quando ci sono riuscito per la prima volta è stata un’emozione molto forte. Bisogna essere intraprendenti, perché questo è un mondo in cui è difficile raggiungere certi livelli, io stesso non mi sento di essere arrivato ad alti livelli”.

Foto di Mattia Rosa - 5^ GR1

Hai detto che non ti senti ancora ad “alti livelli”, ma sei riuscito comunque a toglierti diverse soddisfazioni: qual è la prossima tappa di questo tuo percorso?

“Probabilmente quella di affermarmi sempre di più. Ovviamente ad oggi io faccio qualcosa che mi piace tantissimo, che amo e che mi sta togliendo diverse soddisfazioni. Però è normale che l’obiettivo è quello di consolidarmi, cioè di raggiungere un livello in cui quello che faccio mi dia la certezza che questo sarà per sempre il mio lavoro. Poi chiaramente, un altro dei miei obiettivi è quello di migliorarmi giorno dopo giorno”.

Andando avanti con questo percorso, quali diventano le difficoltà maggiori di questo mestiere?

“Sicuramente quella di essere intraprendenti, perché nessuno ti regala niente. Questo è un mondo in cui emergere è difficile e bisogna non accontentarsi mai, non adagiarsi mai. Purtroppo spesso ci si ritrova a fare più di quanto ci si aspetti, soprattutto all’inizio quando non si ricevono riconoscimenti e ti sentirai da solo contro tutti. Molti ti diranno che non vale la pena lavorare molte ore al giorno senza ricevere un compenso. Però se uno ci crede, alla fine gli sforzi vengono ripagati”.



Un consiglio che vuoi dare a chi vuole intraprendere la tua stessa strada?

“Indipendentemente da quale sia la strada che si voglia prendere, consiglio di sceglierla da subito e crederci dal primo momento, capire qual è il proprio sogno e, se si hanno le idee chiare, bisogna sempre coltivarlo. Io per esempio quando andavo a scuola avevo le idee abbastanza chiare su quello che volevo fare da grande, però spesso mi sentivo dire che con il calcio non sarei andato da nessuna parte, ma è bello potersi dire “ce l’ho fatta”. Studiare è fondamentale, ma secondo me non bisogna mettere in secondo piano i propri sogni”.

 

 

Vittorio Assenza (4^ GR1) e Leonardo Costigliola