“Io accanto ai disperati in cerca di
speranza”
Cosa l’ha portata a fare questo? E quali emozioni prova? Rifarebbe la scelta di diventare volontaria?
Cosa l’ha portata a fare questo? E quali emozioni prova? Rifarebbe la scelta di diventare volontaria?
La mia scelta è scaturita da un motivo ben preciso: ho
capito che nella vita non bisogna solo pensare a se stessi ma dare un aiuto a
persone meno fortunate di noi, soprattutto a quei bambini che arrivano con gli
occhi spenti, poveri e indifesi, che non sanno cosa li aspetta, traumatizzati
dal viaggio. L’emozione che provo personalmente ogni volta è indescrivibile
poiché non conosciamo le loro reazioni, le loro condizioni, la loro storia cioè
per quale motivo sono scappati. Si, rifarei questa scelta altre mille volte:
sono esperienze che toccano il cuore e che
fanno riflettere sul vero senso della vita.
A quanti sbarchi ha assistito?
Ho assistito a 5 sbarchi ma uno è stato per me il più
importante.
Cosa fate dinanzi a uno sbarco?
Le autorità prima di fare scendere gli immigrati dalla nave
assegnano un numero a ciascuno e fotografano la persona per riconoscimento.
Subito dopo questi due passaggi, invitano a scendere gli immigrati; la priorità è
data alle donne in gravidanza, ai bambini,
alle persone che stanno particolarmente male e poi man mano tutti gli
altri. Ad uno ad uno gli immigrati vengono sottoposti a controlli sanitari inerenti
la temperatura corporea, la pressione e
poi vengono distribuite loro bottiglie d’acqua se c’è caldo o bevande calde se
c’è freddo.Solo quando gli immigrati sono un poco meno smarriti vengono accompagnati sugli autobus per far loro raggiungere i centri d’accoglienza. Se
c’è qualcuno che sta male viene caricato sull’ ambulanza e
portato in ospedale.
Cosa le dicevano o come reagivano gli
immigrati? E i bambini?
Subito dopo i primi controlli non potendo comunicare per le
difficoltà dovute alla diversa lingua, queste persone non fanno altro che
regalarci dei sorrisi e ringraziarci a modo loro. I bambini invece si
aggrappano di più ai genitori ma la cosa più toccante è il loro pianto, ora di paura, ora di gioia.
Ricorda una particolare storia bella
e una più triste?
Un episodio bello è stato quando allo sbarcare degli
immigrati è scesa una mamma con una neonata di 3 mesi in braccio e quella
piccola creatura, subito dopo che me l’hanno passata in braccio, non ha perso tempo
a farsi un pisolino nelle mie braccia, mettendomi la sua mano sul mio petto. Si
è sentita protetta, piccola e indifesa e tra le mie braccia sentiva conforto.
La speranza, la vita era tra le mie braccia.
Una storia brutta, molto conosciuta, è stata quella dello
sbarco con i 40, se non ricordo male, morti nella stiva soffocati dal calore
del motore. Brutta perché l’odore del corpo morto si sentiva da lontano, brutta
perché tra loro c’era un adolescente di 14 anni e, quando li hanno tirati fuori
da quel posto sistemati in dei sacchi
bianchi nella mia mente pensavo: cosa hanno passato? Si saranno resi conti che
stavano per morire? Nella stiva il biglietto costava di meno, ma è stato un biglietto
per la morte.
Marta Linguanti IGR