mercoledì 4 maggio 2016

In corsia

Salvare la vita per mestiere
Roberto Frasca, 44 anni. Infermiere, lavora a Ragusa nel reparto di rianimazione e al 118. Ha iniziato a lavorare nel 1992, ben 23 anni di lavoro, dopo il diploma in scienze infermieristiche. La cosa che lo appassiona di più è il contatto con gente che ha bisogno di aiuto e con persone che stanno male. “Grazie al mio lavoro posso dare loro conforto, cercando di capire in che modo devo migliorare la loro salute”, spiega l’infermiere.
“Inoltre -aggiunge- il mio lavoro influenza la mia vita quotidiana, perché tutti i giorni lavoro. Spesso vengo chiamato nelle case della gente per curarle, anche quando sono a casa, qualunque cosa io stia facendo devo lasciare perdere e andare a lavoro”. Il reparto in cui svolge il suo lavoro è proprio il luogo in cui si ha in mano la vita altrui.
Gli infermieri hanno da fare con persone malate, con urgenze, se non intervengono con immediatezza la vita di quella persona potrebbe cessare lì, davanti ai loro occhi. Di fronte alla morte Roberto risponde in modo diverso in base all’età di colui che va via: se si tratta di una persona anziana, sofferente da tempo e con una malattia incurabile, lui pensa che la morte sia una liberazione, ma se si tratta di una persona giovane, morta a causa di incidente, ci rimane male. “Questo lavoro ha formato la mia vita, sono riuscito ad essere me stesso. Mi ha forgiato caratterialmente e mi ha arricchito di contenuti. Ogni giorno mi trovo a parlare con persone che si lamentano, che si confidano e quindi ho imparato ad essere pronto a dare una parola di conforto, a sostenere le persone che magari non hanno la forza di superare una malattia da soli. Ho soprattutto imparato da un’esperienza che mi ha segnato. È stata sia la più bella che la più brutta esperienza del mio lavoro fino ad oggi: un ragazzo di 13 anni coinvolto in un incidente, sbattendo la testa contro un palo fu cerebralmente morto. Nonostante il buio più cupo della loro vita per la perdita del figlio, i genitori decisero di donare i suoi organi a persone che ne avevano bisogno; ed è questa decisione che ha reso bella quest’esperienza”. A volte Roberto si trova anche ad avere paura, quando ad esempio viene chiamato al 118 a causa di un incidente e non sa quale è la scena che si troverà davanti. “Ma è proprio quella tensione che mi dà la forza di andare avanti, la carica giusta per affrontare l’emergenza. Grazie a questa non è mai prevalsa la paura, perché bisogna agire sempre con calma, non si può improvvisare, altrimenti si provocano dei danni. Bisogna sempre rimanere lucidi e agire a sangue freddo, iniziando a ragionare, usando i termini esatti, che fanno parte del nostro lavoro, per poter parlare con le persone e spiegare la procedura che si va a fare”. Ancora ricorda: “Una donna di 27 anni, madre di una bambina di pochi mesi, con un cancro incurabile, incredibilmente ne è uscita viva. Ciò che mi ha colpito è stato il suo coraggio e la forza interiore che ha avuto per affrontare questa difficoltà”, dice con evidente emozione l’infermiere. Conclude con un sorriso affermando che se non facesse l’infermiere, svolgerebbe vari lavori manuali, come il barbiere o l’agricoltore.


Gioele Frasca 3S2