venerdì 22 novembre 2019

Dobbiamo essere felici della nostrà libertà


Intervista all'attrice Carmela Buffa Calleo

Giorno 30 ottobre 2019 alcune classi del triennio dell'istituto Archimede si sono recate al teatro Garibaldi per assistere ad un monologo teatrale rappresentato da Carmela Buffa Calleo dal titolo ‘Una noche contigo'. Il monologo a cui abbiamo assistito aveva come protagonista un personaggio femminile, Auxilio Lacouture, che rievocava i fatti avvenuti nell'America Latina negli anni Sessanta e Settanta del Novecento. Alla fine dello spettacolo, che ci ha molto affascinato,  abbiamo avuto il piacere di intervistare l’attrice del monologo per conoscere la sua storia. 

Le nostre curiosità sulla sua storia personale sono legate soprattutto al periodo in cui lei è stata una studentessa come noi, dal momento che anche lei ha frequentato il nostro Istituto.
Un messaggio della nostra Carmela Buffa Calleo ci ha colpiti particolarmente: “Noi che viviamo in una condizione di libertà non solo dobbiamo essere felici, ma dobbiamo nutrire questa libertà.”  
Che ricordo hai della scuola? 
“Ho un ricordo bello della scuola, dei compagni e soprattutto di quegli anni. A quei tempi ci divertivamo e potevamo ‘caliare' la scuola senza che arrivasse il messaggio, come succede oggi, sul telefono dei nostri genitori.” 
Era veramente questa la scuola che volevi frequentare? 
“No, io volevo andare al Liceo Classico, ma mio papà non volle mandarmi al liceo e quindi dovetti fare la Ragioneria, ma alla fine è stato bello perché sono stati anni di divertimento.” 
Che rapporto avevi con i professori? 
“Ho pochi ricordi dei professori e dello studio, perché mi piaceva poco studiare, infatti ricordo che all’ultimo anno un professore mi disse: “Buffa, ma io ti devo interrogare una volta nell’anno? Questo è il mio messaggio ai genitori di oggi: ‘mandate i figli dove vogliono, fate in modo che scelgano  liberamente”. 
A quale età hai iniziato a recitare? 
“Io ho cominciato a 15 anni, allora c’era la compagnia ‘Gruppo teatro M1', dopo qualche anno decisi di fare dei provini di recitazione a Catania e superai la selezione, così feci l’accademia e poi iniziai a lavorare. Nel 2004 mi sono dovuta fermare perché ho avuto mia figlia e due- tre anni dopo ho ripreso a lavorare.” 
I tuoi genitori approvano la tua passione? 
“No, assolutamente, non mi hanno mai incoraggiata. Però con il tempo hanno accettato quello che volevo fare.” 
Quando reciti come ti senti? 
“Di merda! (testuali parole) , è un rito: sipario chiuso e io comincio a sentirmi male, inizio a maledire me stessa, il momento in cui ho scelto di fare questo lavoro, poi si apre il sipario io sono morta dentro, ma il pubblico non lo sa e io piano piano mi sciolgo e dico: ‘che bello fare il mio mestiere’.” 
Che ruolo ha, secondo te, il pubblico nel teatro? 
“Il teatro non esiste senza il pubblico e quindi devi comprendere da subito che pubblico c’è, se ci puoi parlare, come lo puoi prendere, perché il pubblico lo devi conquistare ed è una delle cose più difficili da imparare.”  
Come entri nel personaggio ? 
"Piano piano, perché bisogna imparare a pensare come pensa il personaggio, bisogna sapere come cammina, cosa mangia, come dorme, se ha un difetto fisico, se ha un dolore o dei pensieri, sono tante piccole cose che si alimentano nei giorni, un personaggio tu lo trovi col passare dei giorni, studiando costantemente."
 Ti sei ispirata a qualcuno? Hai i tuoi punti di riferimento? 
“Nessuno, non ho mai avuto punti di riferimento, perché non mi sono mai piaciuti i miti, perché sono una proiezione e io non voglio essere come un altro, io voglio sbagliare da sola.
Laura Indelicato, Chiara Cerruto - classe 3 GR1