La Guerra Invisibile
16/03/2020
<<Elisabeth!
Chiama subito l'ambulanza, nostra figlia è svenuta!>> Gridò mio padre preoccupato a mia madre, con me
tra le sue braccia così calde.
<<Cos'è successo?!
Cos’ha Emily?!>> Gli
rispose mia madre, anche lei preoccupata quanto mio padre.
<<Non c'è tempo
per parlare! Su, fai presto. Chiama e non fare domande.>> Disse mio padre mentre faceva cadere le sue dolci
lacrime sul mio volto spento, vista la mancanza d'aria che non mi permetteva di
essere cosciente in quel traumatico episodio.
Illustrazione dell'artista iraniano Alireza Pakdel |
L'ambulanza arrivò subito. Mi portarono al pronto soccorso, dove mi
misero in una stanza particolare; essendo incosciente, mi intubarono per
aiutarmi a respirare. I miei non facevano altro che pensare a me, chiamando
tutti i giorni in ospedale per sapere come stavo. I dottori, un po' stanchi
della situazione, ci tenevano a ribadire ogni giorno ai miei di stare tranquilli,
di non preoccuparsi per me e, dunque, di non chiamare così frequentemente e
insistentemente. Loro non facevano altro che piangere, distrutti e sopraffatti
dalla disperazione, sapendo che non potevano fare niente per me. Questa malattia,
man mano che passavano i minuti, le ore, i giorni, le settimane, peggiorava
sempre di più. Non facevo nient'altro che peggiorare. Ricordo ancora le volte
che stavo per “partire”, senza dire tristemente addio a nessuno. Era un giorno
d'estate.
24/07/2020
<<Dottore, sembra
che la ragazza non respiri più. Che dobbiamo fare?!>> Dicevano gli assistenti al dottore. Il virus si
evolveva sempre di più, e ogni volta attaccava di più il mio sistema
immunitario. Il dottore, impazzendo, rispose: <<Com'è possibile?! È la decima persona oggi che sta per
morire! Portatela subito in rianimazione!>> Lì fecero di tutto per rianimarmi. Dopo svariati
tentativi, riuscii a lottare contro questo virus, con l'aiuto di questi eroi.
Ma i dottori erano sempre di più in stato di allerta. Sapevano che soffrivo anche
di attacchi d'asma. L'asma è una malattia infiammatoria cronica delle vie
aeree, caratterizzata dall'ostruzione dei bronchi e, purtroppo, in questi casi il
virus colpisce di più. Dopo tanti sforzi, un assistente del dottore, finalmente
un po' più tranquillo, disse: <<Dottore,
lei è un eroe. Anche se non riesce a salvare quasi sempre tutte le vite, lei ci
prova.>>
<<John, non dire
stupidaggini. Questo è il mio lavoro. E potrei fare mille volte di più, se non
fosse per la mancanza di materiale primario, come le medicine. Io non sono un
eroe, sono un pazzo che prova a vincere a braccio di ferro contro la morte e,
in questo momento, soprattutto contro il Coronavirus; ma la maggior parte delle
volte ne esco ancora sconfitto. Come il mio piccolo angioletto. Quanto mi manca
la mia piccolina, mi viene da piangere quando penso solo a lei. Mi ricordo
ancora quando le diagnosticarono il cancro; io non riuscii a fare nulla per
salvarla, ormai era stato staccato un biglietto di partenza senza alcun
ritorno. Era il mio angioletto. Quanto abbiamo pianto io e mia moglie. È stata
veramente dura per noi.>>
<<Mi scusi se la
interrompo dottore, ma lei rivede sua figlia in questa ragazza? Ed è per questo
che si impegna ancora di più a lottare per lei?>>
Questa domanda, ricoprì l'intera sala di silenzio. Tutti si guardarono
tra di loro senza dire neanche una parola. Dopo qualche secondo, il dottore
decise di rispondere.
<<John, io non rivedo mia figlia in questa cara ragazza. La mia
bambina per me era unica. Capisco bene, però, la difficile situazione in cui si
trovano i suoi genitori. Loro mi ricordano gli anni passati tristemente con mia
moglie, senza alcuna speranza che nostra figlia potesse salvarsi. Mia moglie mi
accompagnava tutti i giorni al lavoro, in ospedale, per vedere nostra figlia.
Io provavo a stare il più vicino possibile a mia figlia e a mia moglie, ma il
lavoro non me lo permetteva. E quando passavo vicino alla stanza della piccola,
sentivo le urla di disperazione di sua madre, con il volto ricoperto di
lacrime. Vorrei aver fatto qualcosa di più, non lo so, trovare qualche rimedio,
almeno per farla rimanere viva per un altro po' e approfittare di quel poco
tempo che le rimaneva da vivere per stare con lei. E invece non feci nulla, e
me ne pento amaramente.>>
In quel preciso momento, uscì il suo portafoglio e prese dalle sue piccole
tasche una vecchia foto, un po' rovinata nei bordi, che prima erano bianchi e
ora, col passare del tempo, erano diventati gialli. Era la foto di una felice
coppia, con la propria amata figlia e un bel cane, nel giardino di casa, con
una scritta particolarmente difficile da leggere; sembrava una data, che ormai
non si vedeva bene, per quanto era rovinata la foto.
<<Questa è la foto di me con la mia amata famiglia, distrutta da
un maledetto nemico invisibile. Il padre di questa povera ragazza incosciente,
mi mostrò una foto molto simile a questa. Mi chiese di aiutarlo, che salvassi
la vita della sua tanto amata figlia. Quel pover’uomo era disperato come lo ero
io quando mia figlia era malata. Nei suoi occhi riuscivo a vedere com'era
frantumato il suo gran cuore di genitore responsabile. Io ho promesso a quell’uomo
di fare tutto il possibile per salvare sua figlia. Non sono un eroe, sono ormai
un vecchio pazzo che ha perso la lotta per strappare alla morte la propria
figlia. So bene quanto fa male perdere una persona cara, non averla più al
proprio fianco.>>
A questo punto, il pover’uomo era veramente distrutto. Non riuscì a
trattenere le sue lacrime, che cadevano dolorosamente sulla vecchia foto della
sua famiglia. Spezzò il cuore a tutti in quel momento, ma un suo assistente si
rese conto che stava rovinando la foto.
<<Dottore, attento alla foto, si sta rovinando tutta. Non vorrei
che si perdesse quel bel ricordo che lei ha.>> Il dottore con una voce
distrutta, rispose: <<Gra... Gra... Grazie... Quel giorno è stato
bellissimo... Era il compleanno della mia piccolina. Aveva compiuto cinque annetti.
Mi ricordo come rideva, con quella risata così contagiosa.>>
25/09/2021
È ormai passato un anno da quel brutto ricordo, tanto è durata la mia
battaglia contro il virus. Ora sto bene e finalmente posso parlare con i miei
tramite il cellulare. Sono così felici di vedermi, e io di vedere loro, di
sentirli, dopo un anno intenso e orribile. Ringraziano tutti i dottori, soprattutto
quello che aveva parlato con mio padre. I dottori non lo sanno, ma io non ero
del tutto incosciente. Sentivo le loro discussioni, e ne ho sentita una in particolare
che mi aveva fatto venire da piangere. Quanto avrei voluto abbracciare il
dottore, dirgli che mi dispiaceva ma, soprattutto, dirgli che sbagliava a dire
che non era un eroe e che era un pazzo, perché lui per me è stato il mio pazzo
eroe.
Dopo quel brutto giorno in cui stavo per morire se non fosse stato per
lui, ritornò a casa e si mise a cercare la cura contro il Coronavirus, ma non
per aiutare solo me, ma tutto il mondo. Non voleva che il mondo intero provasse
quello che aveva provato lui con la perdita di sua figlia. Non voleva ripetere
lo stesso sbaglio che aveva fatto tempo prima. Purtroppo, quando trovò la
formula per sconfiggere questo nemico, beh... diciamo che il nemico lo portò
via con sé. Anche se, se n'era andato con l'anima in pace, come un vero pazzo
eroe per tutto il mondo.
14/10/2021
Quando sono tornata a casa, i miei erano così felici di vedermi. Sembrava
quasi che non ci credessero. Ci siamo abbracciati così forte, che abbiamo
pianto insieme e, dopo un po', siamo scoppiati a ridere. Dopo ci siamo messi a
parlare e dopo alcune ore, i miei mi hanno detto: <<Emily, devi sapere
una cosa molto importante.>> Incuriosita, senza immaginare cosa mi
dovessero dire dopo tutte le cose che ci eravamo già detti, risposi a mia
mamma: <<Certo mamma, dimmi. Cosa c'è di così importante che devo sapere?>>
E rispose mio padre. <<Bene figliola... È un po' difficile da dire, ma il
tuo dottore ci ha lasciato questa lettera e ci ha detto di non aprirla fin
quando tu non saresti tornata a casa per leggerla davanti a noi.>>
Io rimasi sorpresa. Non mi aspettavo che tra migliaia di persone che il
dottore aveva assistito ogni giorno, avesse scelto proprio me, e che mi avesse scritto
questa curiosa lettera. Rimasi scioccata, ma dopo un po' reagii e chiesi ai
miei di darmi quella lettera.
<<Cara Emily, ce l'abbiamo fatta. È stato un percorso lungo e
intenso, ma insieme ce l'abbiamo fatta. Ti stavamo per perdere un paio di
volte, ma tu sei stata così forte e coraggiosa e hai resistito così a lungo che
mi sono meravigliato della tua forza. Anche se, in fondo, si sapeva già che uno
dei due se ne sarebbe andato prima o poi... Tu mi hai dato quel coraggio per
lottare e sconfiggere questo virus che si è portato via migliaia e migliaia di
persone. E per questo ti scrivo questa lettera, per dirti che io, purtroppo, non
ce l'ho fatta. Mi dispiace non poterti dire che abbiamo vinto insieme, di
persona, ma il virus mi ha portato con lui. Sai, ci tenevo a dirti che, in
tutto il tempo che sei stata "addormentata" sapevo che eri cosciente,
che ci sentivi, e quel giorno, quando ti stavamo per perdere l'ho fatta apposta
a parlare di mia figlia davanti a te, per chiederti scusa e di perdonarmi,
perché stavo facendo lo stesso sbaglio che avevo fatto con mia figlia, cioè
lasciarti andare via, come lei. Non ho detto a nessuno che eri cosciente, perché
non volevo creare panico, ma grazie a te, ho capito qual era il mio sbaglio e
sono riuscito a trovare la cura contro Coronavirus. Io ormai non avevo niente
da perdere, mia moglie mi aveva lasciato durante questo lungo percorso;
infatti, il virus decise di portarsi via anche lei. Quindi, decisi di
sacrificarmi per salvare l'umanità, ma anche per stare con la mia famiglia. E
grazie a te sono morto in santa pace.
Con questa lettera voglio farti capire quanto sia importante la
famiglia, quanto valgono i tuoi genitori per te e tu per loro. Loro non ti
hanno abbandonata neanche per un secondo. Anche da lontano, riuscivano a darti
quella forza in più che mancava a te, e anche a me. E anche se ora si può
riprendere la vita normale e uscire, non ti scordare mai di loro, perché è anche
grazie a loro se sei viva, e non solo perché i tuoi genitori ti hanno dato la
vita, ma anche perché, se avessero chiamato l'ambulanza un minuto più tardi, tu
in questo momento non saresti lì con loro. Quindi, ora che hai ripreso la tua
vita normale come tutti quanti, non ti scordare quanto vale, anche se può
sembrarti monotona. La mia vita senza la mia famiglia non aveva più senso, e
decisi di fare la cosa migliore per me, cioè aiutare tutti a stare con le
persone che più amano.
Emily, so che non posso, ma dal cielo ti do un forte abbraccio insieme
alla mia piccola e a mia moglie. Abbiamo vinto questa Guerra Invisibile! Ci
vedremo un giorno, e ti aspetterò con le lacrime e il sorriso di un vero pazzo
eroe.
Dottor Stan>>
Francesco Prestato - Classe 3^/4^CA1 del Serale