Riflessioni di un giocatore
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Giocare ai videogiochi è il passatempo preferito di molte persone sia adolescenti che adulte. Recentemente però l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha inserito la dipendenza da videogiochi tra le patologie mentali dell’ICD (International Classification of Diseases), elenco internazionale delle malattie.
Da videogiocatore
posso dire che questa dipendenza, se vogliamo chiamarla così, esiste, ma solo
in certe condizioni. Prima di tutto penso che aggredire i videogiochi
scaricando loro le colpe di alcune violenze o comportamenti poco corretti sia
una cosa inutile e insensata, ma penso anche che con un loro uso esagerato possano
diventare dannosi, sia psicologicamente che fisicamente. Io stesso ammetto di
essere stato per un periodo dipendente dai videogiochi, ma non sono mai andato oltre
un certo margine. Penso che, come me qualche anno fa, molti adolescenti usino i
videogiochi per fuggire da una realtà che non desiderano e che non li rende
sereni e felici; siamo stati tutti adolescenti e tutti sappiamo quanto sia
difficile vivere quel periodo. Per quanto riguarda i danni fisici che possono provocare
i videogiochi, uno tra i più diffusi è il danno alla vista, che è veritiero
solo per certi aspetti; esso, infatti, può essere arginato semplicemente
staccando gli occhi per qualche minuto dallo schermo ogni trenta minuti che si
sta davanti al pc disattivando le luci blu, ovvero quelle dannose, direttamente
dalle impostazioni, oppure utilizzando degli occhiali appositi. Insomma, questo
problema è più o meno minimo e risolvibile, ma ci sono altri problemi che a
lungo andare potrebbero diventare gravi. Dalla mia esperienza posso dire che i
danni al fisico possono arrivare, degli esempi sono la tendinite, i problemi
alla schiena o l’insonnia, causata sempre dalle luci blu. Ciò che penso però è
che giocare con i videogiochi non può essere definito come una vera e propria dipendenza,
non è una droga ma un modo per stare bene. Mi spiego meglio. Sempre in base
alla mia esperienza posso dire che i videogiochi non sono solo un passatempo ma
possono anche aiutare molto, come hanno aiutato me. Prendiamo ad esempio una
persona che fa fatica a relazionarsi con gli altri, un introverso in pratica:
grazie ai videogiochi riesce a farsi degli amici, riesce anche a non farsi
pesare questa sua difficoltà di relazionarsi con gli altri. Insomma, in questi
casi i videogiochi sono un ottimo modo per fuggire dalle proprie insicurezze.
Ciò che alcuni chiamano dipendenza è solo un tentativo di stare bene con sé
stessi, e quando ci si riesce, si smette semplicemente di giocare, come è
successo a me. Sono anche del parere che spesso questo argomento venga trattato
in modo sbagliato da persone che non sanno nemmeno premere il tasto destro del
mouse o che non hanno mai toccato un pc. I videogame aiutano anche a sviluppare
la creatività e l’intelligenza, in pratica è come leggere un libro ma ci sei
dentro. Io ho visto situazioni davvero imbarazzanti, da chi non poteva toccare
un pc perché i genitori lo consideravano una specie di “arma del diavolo”, a
gente che gioca in compagnia di uno psicologo. Penso che considerare i
videogiochi come una droga può solo peggiorare le cose, facendo sentire i
videogiocatori come degli emarginati, cosa che cercano di evitare giocando. Il
mio consiglio per chiunque è “vivi e lascia vivere”, se qualcuno sta bene
chiuso in casa a giocare ai videogiochi lasciatelo fare, è artefice della sua
vita, e se i videogiochi lo fanno stare bene senza ucciderlo non vedo perché
debba essere criticato e trattato come un drogato, si tratta semplicemente di una
passione che non fa male a lui e non fa male a nessuno. I videogiochi, infatti,
potrebbero rischiare di diventare dannosi quando si sostituiscono alla vita
reale ma se si riesce a mantenere un determinato equilibro possono essere anche
un bel passatempo per staccare la spina dalla routine quotidiana.
Matteo Meli –
Classe 3^ CA1