venerdì 5 febbraio 2021

“Giacere sul fondo” ieri e oggi

Riflessione sulla Giornata della Memoria



Immagine tratta dal web
Quando sentiamo parlare di lager, stermino degli ebrei, campi di concentramento, pensiamo subito al disumano evento che è stata la Shoah, che ha lasciato un segno indelebile nella Storia e che non potrà essere mai cancellato. Negli anni molti testimoni hanno raccontato, anche scrivendo libri, lettere e testi, quei terribili giorni affrontati; tra questi vi è Primo Levi.
Proprio lui, nel suo libro Se questo è un uomo, utilizza un'espressione che ci fa molto riflettere: “giacere sul fondo”. Basta pensare a come le vite di tutte quelle persone, uomini, donne, bambini, intere famiglie, nel giro di poco tempo siano state stravolte. Immaginiamo di chiudere gli occhi e di vedere quelle persone che vengono private di tutto quello che posseggono. Immaginiamo quelle persone mentre vengono private della loro casa, dei loro oggetti, dei loro vestiti, dei loro documenti, del loro aspetto e persino del loro nome, perché sì, esse sono state private anche di quest’ultimo, perché del loro nome non restasse altro che un numero tatuato sulla pelle. All’interno di quei maledetti campi di sterminio tutte quelle persone sono state trattate peggio delle bestie. Non vi erano differenze di trattamento nemmeno per le persone disabili, erano visti tutti solo come un problema che doveva essere risolto e la cui soluzione, secondo quella malata convinzione, era solo sterminarli tutti. All’interno di quei terribili campi, all’interno di quelle persone non rimaneva niente; dopo essere state private di tutto, al posto di quegli esseri umani non rimaneva altro che un guscio vuoto, perché esse erano state private persino della loro dignità. Attraverso l’espressione “giacere sul fondo”, quindi, l'autore intende dire che una situazione peggiore o simile a quella che avevano affrontato lui e tutte quelle persone non era mai esistita e che, a causa di quel disumano periodo vissuto, ormai neanche la morte appariva così dura rispetto a vivere nel lager. Si potrebbe dire che oggi il concetto di “giacere sul fondo” potrebbe essere esteso a ciò che sono costretti a subire quei migranti che sono costretti a lasciare il loro paese per sfuggire a guerre, bombardamenti e situazioni di estrema povertà. Queste persone oggi sono costrette a fuggire e ad abbandonare tutto quello che hanno poiché
Immagine tratta dal web
non possono portare niente con loro, solo i vestiti che hanno addosso; per fuggire rinunciano a tutto, alla loro casa, ai loro averi, alla loro vita quotidiana e, a volte, anche ai loro familiari perché spesso non tutti i membri della stessa famiglia riescono a fuggire. Recentemente l’ex medico di Lampedusa Pietro Bartolo, ora europarlamentare, dopo aver visitato il “lager” di Lipa in Bosnia, un campo profughi dove migliaia di migranti vivono in mezzo alla neve e al ghiaccio senza vestiti e cibo adeguati e ammassati in tende molto piccole, ha dichiarato che ciò che ha visto gli ha fatto venire in mente l’inferno di Auschwitz. Situazioni come queste ci fanno riflettere su come, per quanto il contesto storico-culturale sia diverso, sia possibile ritrovare il concetto di “giacere sul fondo” nell’Europa nel 2021.


Andrea Azzarelli – Classe 5^ CA1