Covid e solitudine: la mia cameretta
Foto della cameretta di Lorenzo |
La mia cameretta credo sia quella parte della casa dove ho trascorso più tempo, tra momenti di solitudine, di spensieratezza e di riflessione.
Quel posto dove ognuno di noi nasconde i propri segreti o dove ciascuno si sente libero di fare tutto ciò che vuole: per me la mia cameretta è questo e ben altro. Passo più di 20 ore al giorno in camera mia, leggo, studio, mangio, gioco e dormo, tutte le azioni giornaliere che un essere umano fa durante la giornata, io le faccio nella mia camera.
Può sembrare strano e inquietante ma, soprattutto durante questa quarantena, ho imparato ad accettare l’ambiente che avevo attorno per mesi senza uscire di casa. Ci sono riuscito.
Ho trasformato
il tempo che potevo utilizzare per uscire con gli amici in tempo per tirare su
progetti che tenevo da parte per i troppi impegni scolastici e personali, ho
incominciato a leggere libri tenuti sulla mensola a riempirsi di polvere, ho
imparato ad assemblare un computer e ho incominciato a giocarci mentre
trasmettevano il mio schermo ad altre persone, ho aperto una pagina di web
design dove vendo alcuni miei progetti ad altre persone, e tanto altro.
Trasformare una
pandemia mondiale in uno stimolo creativo per migliorarmi credo sia stata la
cosa migliore che ho vissuto nel 2020.
Sono sempre
stato una persona solitaria, difficilmente cerco gli altri e non desidero
essere cercato, credo che le persone che ti servono e che ti aiuteranno, le
incontrerai quando ne avrai bisogno. Proprio per questo non ho sofferto la
solitudine, anzi stare da solo, come ho già detto prima, mi ha solo migliorato.
Ognuno di noi
ha bisogno di una persona o di un posto dove stare bene o da dove trarre
supporto, ecco, io vedo questo nella mia camera: il posto più intimo e
confortevole che posseggo.
Lorenzo Lorefice – Classe 1^ GR2