mercoledì 17 febbraio 2021

L’affermazione femminile non è utopia ma realtà

… A proposito di donne: ieri, oggi, domani



Immagine tratta dal web
Lumi per la ragione, libertà di pensiero e diritti riconosciuti ad ogni classe sociale: l'Illuminismo bussa alla porta di un nuovo autore che si lascerà guidare quanto influenzare nella sua scrittura rivoluzionaria da quello che diventerà uno dei più grandi movimenti culturali della storia… Ad aprirla, quella porta, c'è Goldoni (1707-1793), scrittore e commediografo italiano, nonché ideatore e iniziatore della Riforma del Teatro. Così, nel lontano 1750 nasce "La Locandiera" e con essa una tra le prime, se non la prima, figura di quella che oggi verrebbe definita 'donna manager': Mirandolina.
Mirandolina, protagonista dell'opera, è una semplice donna appartenente alla borghesia fiorentina il cui lavoro è incentrato sulla gestione della locanda di famiglia. Durante le vicende illustrate si troverà più volte a doversi difendere da commenti sessisti tipici di quell'epoca e atteggiamenti di poco rispetto e basso livello avanzati dal Cavaliere di Ripafratta. Decisa e dagli ideali già allora femministi, riuscirà a contrastarli ammaliando tutti i personaggi dell'opera senza farsi però da questi ultimi conquistare. Il suo intuito è infatti molto sottile quanto giusto, e lei sarà in grado di scorgere, tra i personaggi, l'uomo più adatto a lei e alla sua voglia di libertà, Fabrizio.
Il suo personaggio forte e di vena imprenditoriale delinea chiaramente le caratteristiche tipiche di una donna d'oggi che ha voglia di affermarsi e fare del suo nome qualcosa di grande e della sua figura qualcosa che non passi inosservato. Mirandolina è oggi in mezzo a noi, insita in ogni donna con lo spirito di conquista, pronta a prendersi il mondo. Ma quante speranze e sogni realizzabili hanno queste donne?
Negli anni le donne si sono trovate, in molteplici situazioni, a lottare per i loro diritti, battersi contro pregiudizi e dimostrare quanto valessero le loro menti, i loro ideali e le loro infinite capacità. Tante sono state le loro conquiste, una tra queste l’ottenimento del suffragio universale avvenuto in Italia nel 1945. Da allora la loro lotta non si è mai fermata, proseguendo imperterrita con manifestazioni e comizi dai lunghi discorsi che a quei tempi sembravano fin troppo astratti. Oggi la donna è finalmente vicina al riconoscimento dei propri valori nonché diritti, e spesso li ha addirittura raggiunti. Il diritto al lavoro e alla parità dei sessi sanciti rispettivamente negli artt. 37 e 3 della nostra Costituzione sono chiari esempi delle prime conquiste femminili. La donna ottiene quindi il diritto al lavoro e l’uomo inizia ad averne cura, permettendole di esercitare tale diritto. Il ventunesimo secolo in cui ci troviamo a vivere il nostro presente è l’espressione della ‘non arresa’ se non della conquista. Per una donna inizia pian piano ad essere possibile ottenere ruoli ambiti e di un certo spessore grazie alla cultura concessale. Rita Levi Montalcini diceva: La donna è stata bloccata per secoli. Quando ha accesso alla cultura è come un’affamata. E il cibo è molto più utile a chi è affamato rispetto a chi è già saturo. Questo credo sia uno dei principali motivi per cui la donna non si sia mai arresa puntando sempre più in alto, lo stesso motivo per cui non può ancora ritenersi del tutto satura.
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 Ma a cosa puntano dunque tutte queste donne? Hanno intenzione di sostituire l’uomo e la figura maschile? Non hanno più voglia di essere madri, non è tra le loro priorità?
Queste sono le continue domande poste nei confronti di coloro che non vogliono accontentarsi di una vita come tante, ma farne della propria un qualcosa di grande. Sono però le continue domande della società che, a eccezione chiara di chi ha già ampie vedute in merito, non sembra voler tacere e attendere in fatti concreti le risposte che cerca.
Il desiderio di essere madre, e non solo diventarlo (e tra i due verbi c’è molta differenza), nasce in ogni donna sin da quando lei stessa nasce, non credo perciò possa essere sostituito o compensato da lavori, vesti o incarichi di spicco. Essere madre è donna e, seppur non ogni donna sia madre, non è possibile che tale ruolo venga affidato ad altri. Essere una donna in carriera non esclude avere e prendersi cura di una famiglia. Mia madre, se posso avvalermi di esempi concreti e a me vicini, è riuscita a laurearsi, diventare commercialista ed esercitare la professione e rivestire ruoli istituzionali provinciali e comunali, eppure io oggi ho 17 anni e non mi è mai mancata la figura materna, mia madre c’è sempre stata a prescindere dal suo lavoro e dagli innumerevoli impegni. Non posso non credere nelle donne e nella loro grande capacità di affermarsi senza rinunce. Credo nell’istruzione, tanto quanto Malala Yousafzai che già alla sua tenera età si batté affinché tale diritto fosse loro riconosciuto. Credo nei sogni e nella caparbietà che si ha nel realizzarli, così come oggi ci insegna Kamala Harris, prima vicepresidente donna degli Stati Uniti d’America. E credo nella forza e nel successo che una donna possa avere giocando le giuste carte, entrando nel mercato con perseveranza e riuscendo a restarci dentro creando grandi imperi a livello internazionale, così come Miuccia Prada creatrice di una delle più grandi e importanti case di moda oggi presenti nel mercato, Massimiliana Landini Aleotti leader del noto gruppo farmaceutico Menarini, Emma Marcegaglia prima presidente donna di Confindustria, BusinessEurope ed Eni e Francesca Bellettini direttrice del rinomato marchio Yves Saint Laurent, sono riuscite a fare.
Coraggio, perseveranza e tanta forza. Questi sono gli ingredienti che non possono mancare nella ricetta dell’affermazione femminile. Ingredienti però validi quanto spesso privi di collante… È per questo motivo che oggi non basta, non può bastare, credere in sé stesse: abbiamo la grande necessità che anche la nostra società creda in noi, tanto quanto le nostre famiglie hanno imparato a farlo e faranno, così come gli uomini al nostro fianco saranno in grado e vorranno farlo. Non possiamo pensare che vengano dispersi i valori della famiglia e della figura materna, allo stesso modo in cui non rientra tra i nostri obiettivi superare o sostituire l’uomo, chiediamo soltanto di poterci camminare fianco a fianco, in parità.
L’affermazione femminile, del tutto colorata di rosa, e il ruolo di donna manager sono realtà oggi davvero e letteralmente reali, legate non più soltanto a grandi sogni e brillanti aspirazioni ma al raggiungimento di importanti obiettivi e concretezza dei propri ideali.
Utopia? Assolutamente no! Realtà, realtà e realtà!
 


Maria Virginia Consales – Classe 4^ S1