Diario di uno studente a Cracovia
Non basterebbe una vita intera per raccontare tutto quello che ho provato
Un viaggio in cui parti in un modo e
torni in un altro
Quante
volte ho sentito dire questa frase. Ma fin quando sono solo parole pensi che
sia la solita frase fatta che ti dicono per incoraggiarti a fare questo
viaggio. Ma già per il fatto che sto passando tutto il viaggio di ritorno a
scrivere i pensieri che mi passano per la testa, sento che qualche cambiamento
in me sta avvenendo.
Il vero cambiamento parte da quando
riesci a parlare di qualunque problema, difficoltà, emozione con qualcuno.
Uscire dalla propria comfort zone
Grazie
a questa esperienza ho capito che è importante uscire dalla propria comfort
zone. Dormire insieme ad altri 9 sconosciuti, con un solo bagno per camera,
dormire poche ore al giorno, fare kilometri e kilometri a piedi visitando posti
dove si sono verificati persecuzioni e discriminazioni atroci. Leggendo queste parole può sembrare un viaggio
difficile e scomodo, ed effettivamente lo è, ma vivendo l’esperienza in prima
persona ho capito che molte cose, le conoscenze fatte, i dialoghi, i
rapporti con i professori e i peer, i momenti di restituzione, i pensieri e le
domande che ti vengono in mente ti fanno totalmente scordare tutte le scomodità
di questo viaggio.
Gli
unici pensieri che ti vengono in mente in questi momenti sono:” quanto sono
fortunato ad non aver ricevuto quei trattamenti disumani”, “perché l’uomo è
arrivato a fare queste atrocità ad un altro essere umano?”.
In
questi giorni a Cracovia mi sono sentito veramente come se conoscessi da anni le
persone con cui sono partito, per me non è tanto facile fare amicizia
in poco tempo, ma l’ambiente che si è creato con la comunità mi ha fatto
scordare tutti i pregiudizi e mi ha fatto uscire dalla mia cerchia di amici
facendomi fare amicizia con moltissime persone veramente fantastiche. Dunque ho ricreato una nuova comfort zone.
Il
rapporto che si è creato con i professori, gli altri ragazzi e gli
accompagnatori è veramente qualcosa che fin quando non lo provi non lo capisci.
Scherzare, parlare di discorsi seri, ballare, cantare a squarciagola con
persone che fino a qualche giorno prima erano perfetti sconosciuti.
Stando tanto tempo con qualcuno si
notano tutti i difetti, ma basta guardare attentamente e si possono notare
anche tutti i pregi che non si esternano quasi mai.
Anche i discorsi più stupidi possono sfociare in un pensiero profondo e delle emozioni da esprimere
In
questi giorni mi è capitato di parlare con un ragazzo conosciuto. Partendo da u durante il viaggio. Abbiamo fatto discorsi banalissimi, abbiamo divagato sempre di più su
cose importanti e profonde come quelle che sto cercando di esprimere ora.
Grazie a lui ho capito molte cose, come l’importanza di scrivere e parlare di
qualunque argomento e la liberazione che si sente dopo averlo fatto.
Uscire dall’indifferenza
Ho
capito che l’indifferenza è la più brutta cosa che un uomo potrebbe fare, verso
se stesso e verso gli altri, ho capito che anche nella banalità del mio
“piccolo mondo” bisogna sempre farsi domande, darsi risposte, prendere una
posizione e combattere per fare la cosa giusta.
Ma qual è il bene e quale invece il
male?
Pensandoci
non c’è mai una distinzione netta tra bene e male, ogni cosa ha mille sfumature
per cui può essere il bene o il male.
Auschwitz non fa pensare solo al
genocidio degli ebrei
Come
penso che si sia già capito da quello che ho scritto prima, Auschwitz non mi ha
fatto pensare solo alla terribile storia del genocidio nazista, ma mi ha fatto
riflettere su tutta la mia vita, e penso che questo sia il
principale valore aggiunto a questo viaggio straordinario rispetto ad una gita “normale”.
Catiti Domenico- 3 ITC2